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Ambiente

CAVA DA NON RECUPERARE

ARTURO BORTOLUZZI - 11/02/2012

Il TAR si è pronunciato favorevolmente perché possa essere attuato il Piano di recupero della cava Italinerti di Cantello previsto dal Piano Cave. Questa decisione può essere resa inefficace da una deliberazione favorevole allo stralcio assunta dalla Giunta regionale che da un anno nicchia. Stralcio richiesto con voto unanime dalla Provincia di Varese (sulla scorta della volontà popolare espressa a mezzo stampa e con la partecipazione massiccia a convegni).

Ci sono ampie ragioni che considerano non giustificato il piano di recupero della cava.

In primo luogo, manca la pericolosità della stessa per persone e mezzi e manca una ferita naturale da ricomporsi, fatto che si è già verificato naturalmente.

In secondo luogo, c’è un’ampia possibilità di realizzare, con il piano di recupero, uno scempio ambientale in un’area oggetto di PLIS per le sue valenze naturalistiche e per sua pregiata biodiversità.

In terzo luogo, c’è un evidente possibilità di contaminazione delle risorse idriche che abbeverano al settanta per cento il Comune di Varese. Contaminazione fatta anche presente dal gestore dell’acqua varesina, ASPEM.

In quarto luogo, la accertata presenza di arsenico nella terra presente in Valle della Bevera ne sconsiglia la utilizzabilità.

In quinto luogo, non c’è stato quell’ossequio all’informativa della popolazione di cui esplicitamente dice la convenzione di Aarhus e una raccolta delle recenti sentenze di diritto amministrativo, per rendersi conto come la giurisprudenza tuteli gli aspetti di rilevanza ambientale in massimo grado anche solo in presenza di un fondato timore di una loro compromissione (non quindi di una certezza) e anche vanificando le regole.

Regole a cui la Giunta regionale Lombardia pare, con poca lungimiranza, appellarsi per giustificare il suo immobilismo. Regole assunte in un tempo in cui vigeva la credenza (poi scientificamente sconfessata) della riproducibilità dei valori naturali. Ci sarebbe pertanto una ragionevolezza atta a raccomandare una decisione regionale.

Per queste ragioni che abbiamo citato in rapida e parziale sintesi, ho chiesto che la Giunta regionale Lombardia, in primo luogo per urgente sollecitazione del suo Presidente, voti lo stralcio richiesto dalla Provincia di Varese e che, anche, predisponga per l’approvazione del Consiglio una specifica legge volta a invogliare e sostenere la produzione del materiale necessario che possa sostituire quanto attualmente viene cavato. Materiale che ha costi più bassi e utilizza maggior personale per la sua messa in opera.

L’Italia è in questa attività un fanalino di coda della comunità europea.

In questo frangente serve una decisione politica che scavalcando delle vetuste e inadeguate regole tecniche, faccia in modo che possa trionfare una volontà popolare che molto chiaramente è contraria a che il territorio non sia valorizzato e, invece, venga trattato come se fosse un formaggio a buchi da martoriarsi a piacimento.

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