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Sport

OLIMPIADI: NON MALE

ETTORE PAGANI - 09/09/2016

 Gregorio Paltrinieri

Gregorio Paltrinieri

Se a Rio si è riusciti a dare apertura ai giochi, deve ritenersi, sicuramente, scomparsa ogni eventualità che in qualsiasi altra parte del mondo possano presentarsi ostacoli impeditivi di qualsiasi altra apertura di giochi a venire.

Ci si è messo di tutto, disguidi organizzativi in prima linea sotto forma non certo limitata al punto di concretare una robusta serie di disagi nei luoghi di ricezione degli atleti o addirittura dei luoghi di svolgimento delle prove e poi, per un buon ritocco al quadro, pennellate di eventi atmosferici di notevole intensità al punto di non potersi accantonare, sino all’ultimo, la possibilità di rinvio.

Dunque, se il tutto è stato riassorbito, rischi futuri per altre edizioni proprio non potranno presentarsi.

Tutto bene, quindi, meno quello che comincia male. Così l’azzurro si tinge di giallo con la notizia del risultato positivo della nostra giocatrice di beach volley Orsi Toth. Una legnata non proprio da ridere visto il valore della giocatrice.

Poi il via alla festa con situazione controllata. Rimane, comunque, un fattore negativo: la scarsa partecipazione di pubblico del posto rispetto all’importanza dell’evento. Del resto era discretamente prevedibile che il popolo delle favelas fosse più dalla parte della contestazione che da quella della partecipazione più folta, questa, dovuta dall’incitamento dei vari atleti (e famiglie) che non da quello dei locali.

Il tutto per arrivare a una resa dei conti quanto a medagliere sufficientemente tintosi d’azzurro in un complesso di ventotto medaglie, però, con qualche stranezza da registrarsi relativamente alle singole specialità.

Solo per esemplificare e senza entrare in dettagli ormai a tutti noti i risultati venuti da judo, beach volley, tiro, pallavolo, pallanuoto (maschile e femminile pur non dimenticandosi il valore già noto delle rispettive formazioni) sono andati al di là di ogni più lieta attesa.

Altre medaglie avrebbero potuto tingersi d’oro anziché del pur importante argento o bronzo.

Nella scherma per esempio dove nel passato la Vezzali e la Trillini, solo per un riferimento stretto, erano solite lottare in famiglia per il massimo degli onori.

Così come va detto che a salvare nel nuoto l’annegamento pressoché totale dei nostri (tuffi a parte con Cagnotto e Dallapè e acque libere) ha dovuto provvedere la magnifica impresa di Gregorio Paltrinieri che ha trasformato in sorriso le lacrime di un strana Pellegrini che senza pretese di oro o di argento, sul bronzo aveva puntato tutte le sue speranze a cinque cerchi. Una resa la sua tanto più strana perché dopo essersi ben comportata nelle eliminatorie, in finale ha fatto registrare tempi nettamente superiori ai suoi normali.

Una disfatta quella della pur sempre grande Federica che l’ha indotta addirittura a parlare di ritiro con ipotesi, peraltro, che è quasi subito rientrata.

Capitolo a parte per il ciclismo per la sfortuna di un Nibali frenato dalla caduta nella conquista di un podio, una sfortuna che non avrà certo potuto essere compensata dalla bella prova di Viviani in pista e della Longo Borghini nel femminile.

Il resto viene da fin troppo decantati quarti posti. Nello sport possono meritare elogi ma alle Olimpiadi non contano nulla: si arriva al terzo e il resto non esiste.

Si chiude con l’andata e ritorno di Schwazer. Fuori dai giochi e ancora dentro al doping?

E adesso dai paraolimpici in azzurro attendiamoci cercatori d’oro.

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