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Divagando

CANZIANI, BUONA SCUOLA

AMBROGIO VAGHI - 01/12/2017

canzianiIl motivo che ha suscitato interesse e polemiche attorno alla Canziani, una scuola primaria di Varese, è utile ricordarlo. Appena terminato l’anno scolastico 2016-2017 nel giugno scorso come un fulmine a ciel sereno arriva la notizia che nel prossimo autunno la scuola non riaprirà. Il Comune ne ha ordinato la chiusura a seguito di un allarmante accertamento tecnico. La struttura presenta gravi criticità, pericoloso utilizzarla.

Subito si alzano proteste da parte delle insegnanti e dei genitori degli allievi. Si vorrebbe saperne di più: basteranno interventi di straordinaria manutenzione o la scuola, se irrecuperabile, sarà demolita?

Si organizzano manifestazioni con cartelli, striscioni e quant’altro necessario a sostegno di un solo chiaro obiettivo: vogliamo restare nella nostra scuola o tornarci al più presto, qui, ricostruita di bel nuovo. L’opposizione in consiglio comunale si appropria delle proteste, svolge la sua legittima funzione critica, nel caso quanto mai inappropriata contestando le perizie tecniche.

Di mezzo ci sono tante vite di bambini messe in pericolo, una responsabilità che nessuno però vuole prendersi tra coloro che alzano tanto le voci. Al Comune non resta che dover provvedere per garantire che tutti i frequentatori della Canziani possano proseguire i loro studi in piena sicurezza e tranquillità. I tempi sono stretti, la apertura dell’anno scolastico 2017/2018 è alle porte. Una soluzione viene trovata trasferendo la Canziani nella non lontana scuola Don Giovanni Bosco di Via Busca. Qui ci sono aule libere o liberabili in breve da parte di utilizzatori non scolastici. A tappe forzate i nuovi spazi vengono messi a punto per mantenere nella loro unitarietà personale insegnante e allievi. Ovviamente il tutto lascia uno strascico di insoddisfazioni e polemiche.

La vicenda ci dà modo di avviare qualche riflessione su quella che è stata ed è una interessante esperienza educativa.

L’edificio in cui operava la scuola Canziani è stato costruito dal Comune di Varese nei primi anni ’60 del secolo scorso sotto la pressione di crescenti esigenze dovute all’immigrazione e al risveglio demografico del dopo guerra. Il boom era notevole, bisognava sempre operare in fretta e la prefabbricazione edilizia leggera permetteva tempi rapidi.

Il Comune scelse questa tecnica industriale e trovò facilmente una ottima area sul colle dei Miogni ampiamente sufficiente per insediarvi una scuola atta a soddisfare le esigenze degli insediamenti abitativi in corso attorno alla via Marzorati. al quartiere Bellotti e al Montello.

Una scuola nata per esigenze locali del momento e future Ovviamente l’affluenza di scolari fu negli anni iniziali assai limitata. Successivamente la frequentazione aumentò grazie a provenienze da fuori rione. Non che il plesso scolastico si trovasse su una strada di transito tale da essere privilegiata da genitori di passaggio, per esempio nel tragitto casa -lavoro. Lassù sulla collina bisognava andarci per scelta precisa.

Una scelta che man mano hanno fatto parecchi genitori provenienti dal centro, da altri rioni cittadini o addirittura da fuori Comune. Tutti attratti dalla fama di buona scuola che si era fatta la Canziani, così modificando il carattere di struttura scolastica rionale. I numeri parlano chiaro: nell’anno 2016/2017 l’ultimo di apertura, il totale degli allievi è stato di 126, di cui 32 residenti in zona Marzorati-Bellotti e ben 94 (75 %) provenienti da altrove, di cui 9 da fuori Varese.

Questi numeri sollecitano una riflessione e in parte chiariscono il perché della sollevazione all’annuncio della chiusura della scuola.

La fama della Canziani come buona scuola si è creata nel tempo. Come ? Perché ? Un po’ una moda diffusa col passaparola da mamme snob, perché portare i piccoli in cima al colle dei Miogni faceva scic? Una risposta assai corrente ma certo molto superficiale.

In realtà gli ampi spazi interni della struttura e quelli esterni rappresentati dal grande giardino evidenziavano anche all’occhio dei meno esperti di problemi educativi una sensibile differenza. Infatti permettevano all’esterno attività ludiche e lo svolgimento di lezioni all’aperto anche con didattiche di giardinaggio e all’interno numerose aule destinate a specifici insegnamenti.

A queste disponibilità strutturali si sono indubbiamente aggiunte la professionalità, la passione e l’impegno profusi dalle maestre. Che hanno messo a frutto gli spazi disponibili con fantasia e largo spirito di iniziativa talvolta ricercando le risorse finanziarie per acquisire mezzi didattici moderni o per realizzare tracciati innovativi.

A tutto ciò hanno contribuito largamente le famiglie degli alunni. Qualcuno afferma che tali rapporti “contributivi “ siano stati largamente favoriti dalle disponibilità economiche delle famiglie per gran parte benestanti di ceto medio- alto. Vero? Falso?

Possiamo ben affermare che la Canziani si è rivelata esperienza pedagogica diversa nel panorama delle scuole primarie elementari cittadine. Spetterà ad altri giudicare se i risultati didattici siano stati corrispondenti alla fama. Per il momento ci fermiamo a constatare che è rimasto di 126, immutato, il numero degli allievi trasferirtisi nel plesso di via Busca per l’anno scolastico 2016/2017.

La totalità dei vecchi allievi non ha abbandonato il campo dimostrando che l’ attaccamento alla Canziani va ben oltre muri di quella scuola. Una fiducia encomiabile confermata dagli alunni alle loro insegnanti. Le quali tra l’altro hanno saputo imprimere quello che militarmente potremmo chiamare “spirito di corpo” o orgoglio di appartenenza. Orgoglio espresso di frequente anche nel gruppo “La mia Canziani” talvolta con discutibili toni più di tipo proprietario che di passione per avere lasciato il cuore nel vecchio edificio.

Comunque alcune riflessioni possono già essere formulate se non altro sul piano strutturale come insegnamento agli amministratori pubblici che in futuro dovessero provvedere alla costruzione di nuovi plessi scolastici primari. Dotare la scuola anche di ampi spazi esterni per attività ludiche, lezioni all’aperto, didattica di giardinaggio e temi naturali. Sistemare gli interni con aule che consentano attività didattiche specifiche, ovviamente in linea con le ormai note tecniche di domotica, di auto produzione e riduzione energetica. Plessi costruiti per soddisfare in primo luogo le necessità dei residenti locali, a Km. 0, come si dice oggi, favorendo gli accessi a piedi (tutta salute per i bambini) ma pure accessibili da strade di ampio transito per facilitare le provenienze dalla zona.

 

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