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Incontri

RACCONTI DA PRETE

GUIDO BONOLDI - 12/01/2018

solbiatiLa vena narrativa di don Piergiorgio Solbiati, sacerdote residente della Parrocchia di Casbeno, del quale ho avuto già modo di raccontare ai lettori di RMFonline, dopo aver portato alla pubblicazione di un primo libro dal titolo “Un prete superfluo?”, ci offre ora un secondo volume, anch’esso edito da Macchione: “Almeno lasciatemi le favole”.

Le favole che la fantasia di don Piergiorgio crea, chiamando a raccolta animali, piante, laghi, boschi e montagne, non rappresentano però una fuga dalla realtà, ma bensì il modo con il quale le vicende umane ed anche la propria biografia vengono osservate con occhio attento e narrate con profonda umanità.

Ogni favola ha sempre una miccia reale che la innesca, una situazione concreta o un fatto accaduto. Si tratta a ben guardare, più che di favole, di parabole, ma l’umiltà del nostro sacerdote non ha osato paragonarsi, neppure lontanamente, al suo Maestro. 
Leggendo il libro si percorre il percorso sacerdotale di Don Piergiorgio, da Saronno, ad una parrocchia di periferia di Desio, a Luino, come prevosto della bella città lacustre, ed infine a Casbeno, come semplice prete tra la gente.

Dal libro si capisce che la creatività del nostro sacerdote non è solo letteraria, ma anche molto concreta, come quando insieme ai genitori dei ragazzi dell’oratorio di Saronno, ha trasformato un albergo abbandonato della Val di Fassa in una bella casa di vacanza, oppure quando ha realizzato la costruzione di una nuova chiesa a Desio, coinvolgendo tutta la comunità nella scelta del progetto, all’interno di una rosa di tre proposte.

Nelle favole di don Piergiorgio risuona tutto l’affetto per vicende e presenze del passato, che non svapora però in malinconia, ma che diventa il presentimento di un futuro ritrovarsi, come con Bella, il fedele cane San Bernardo degli anni saronnesi: “Dio però ama tutte le creature e non le dimentica. Nell’eternità forse, tra tante persone conosciute, non escludo di incontrare la mia Bella”. Sono anche, le favole di don Piergiorgio, il modo per esprimere la consapevolezza dei tempi che cambiano, come in “scoiattolo d’altri tempi”, dove lo scoiattolo ferito racconta: “quando sei in pensione, sei un emerito, e quindi non conti più per il lavoro. Come tanti vostri anziani anch’io frequento le panchine del parco. È il momento della vera produzione, quella che nasce da una riflessione sullo scontato, acquisito, immagazzinato come patrimonio indiscutibile che oggi viene ignorato…Mi trattengo dal rendere pubbliche queste idee, sto però cercando nuovi spazi”.
 Un prete superfluo, che crede ancora nelle favole?
 Un prete vivo, che scruta l’orizzonte: un attimo e la favola colora l’orizzonte.

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