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Ambiente

MOBILITÀ CICLABILE

ARTURO BORTOLUZZI - 07/06/2018

biciHo saputo, dagli organi di informazione varesini, che l’assessore all’urbanistica che tra breve il comune di Varese sarà dotato di un Biciplan. Questo è una sorta di piano generale delle due ruote in città. L’Assessore all’Urbanistica, ha voluto tirare le somme di un incontro svoltosi al Ministero dell’Ambiente a Roma, dove si è riunito un tavolo tecnico che coinvolge alcuni Comuni della penisola e altri enti, dalla città metropolitana di Torino alla città di Bergamo, dalla provincia di Brescia al comune di Palermo, all’università degli studi di Roma 3.

Il gruppo di lavoro ha coinvolto una trentina di enti da tutta la Penisola, dalle multiutility dei trasporti ai Comuni, dalle aziende private alle associazioni qualificate, per raccogliere le esperienze, a livello nazionale, più innovative in materia di mobilità, al fine di elaborare buone pratiche da replicare a livello nazionale. Un tavolo tecnico che si è riunito e si riunirà ancora, con l’obbiettivo di produrre un documento utile per il legislatore, con temi di mobilità sostenibile. L’assessore è stato invitato a comunicare se avesse già intessuto dei rapporti con il nuovo ministro all’ambiente.

Sono anche perfettamente d’accordo che egli frequenti palazzi lontani da Varese, con le condizioni di cui in appresso, e intrattenga incontri per migliorare la propria conoscenza sugli interventi da farsi, nonché sulle modalità di intervento in campo.

Confido possa così trovare una possibilità concreta di fare usare ai cittadini nel territorio varesino la bici elettrica. Vedo numerose persone che utilizzano regolarmente la bicicletta e penso che questa a Varese debba essere il più possibile favorita e resa comoda nelle apposite piste.

Sono però profondamente contrario che l’assessore all’urbanistica abbia partecipato a un incontro romano, dove non erano presenti come uditori i rappresentanti delle maggiori associazioni ambientaliste come prevede il Testo Unico sull’Ambiente.

Per quanto riguarda la pista ciclabile stazione di Varese-Lago, faccio presente che, sempre citando il Testo Unico per l’Ambiente, primi 3 articoli, commi compresi, ho chiesto al sindaco che l’associazione che rappresento fosse coinvolta nella sua progettazione, ma egli si è completamente disinteressato della mia istanza, dando solo una risposta di circostanza, una volta sollecitato dal difensore civico regionale.

Ciò è giusto? Ho chiesto all’assessore di rispondere a questa mia, al fine di chiarire la situazione che ho evidenziato, scrivendomi che sbaglio, affermando (come io ho fatto con il sindaco Fontana e faccio ora con il sindaco Galimberti), che il testo unico in materia ambientale concede la possibilità agli interessati che lo chiedano per iscritto, di intervenire in assemblee e a pubblici consessi dove si affrontino temi che vertano sulla materia ambientale.

Dovrebbe così comunicarmi che interpreto il testo unico in modo non appropriato. Se così non fosse, allora in futuro pretenda che tutte le riunioni che vertono sulla materia ambientale, cui è invitato a partecipare (quelle comunali ma anche quelle convocate dagli organismi statali), adottino sempre la regola di coinvolgere gli interessati sufficientemente in anticipo. In questo modo ci sarà il rispetto della legge e tutti gli interessati potranno partecipare.

Come ho scritto all’assessore all’inizio del suo mandato la mobilità a Varese è troppo automobilcentrica, e l’ho invitato a costruire una mobilità improntata su un diverso credo. Varese è stata la seconda città in Italia (dopo Torino) che ha avviato un piano strategico guardando a Barcellona in occasione delle Olimpiadi.

Continuiamo a guardare quanto accade in questa città dove, rivoluzionando la concezione urbana, un’intera area prossima al centro cittadino, decuplicata a 700 ettari, è stata dedicata a pedoni e ciclisti, con il risultato di aver ridotto del 21% il traffico auto.

Come dice Luca Tamini, docente di urbanistica al Politecnico di Milano sul Sole 24 ore, “Si deve usare la ciclabilità come leva per innalzare la qualità e l’attrattività urbana. Questa può essere una potente arma di marketing territoriale. Dobbiamo avere il coraggio di fondare la mobilità sulla ciclabilità.

“Per esempio, al posto dei grandi magazzini ai margini delle città con immensi parcheggi auto, Ikea ha lanciato un paio d’anni fa il progetto pilota di un negozio urbano, ad Amburgo, proponendo un modello diverso di spesa: spazi limitati per le automobili, grandi rastrelliere per biciclette e la consegna dei mobili a domicilio fatta attraverso biciclette con carrello.

“Quel modello è ora disponibile, con tanto di rimorchio, in tutti i negozi del colosso svedese, diventando l’icona di un nuovo modo di mobilità urbana. La bicicletta potrebbe essere considerata a pieno titolo come mezzo di trasporto integrato, la bicicletta si trasforma in strumento che scardina i modelli culturali e comportamentali. La riscoperta delle due ruote passa quindi attraverso una rivoluzione della mobilità che non si limita alle città, ma che ha bisogno di un’evoluzione culturale che trasformi la bicicletta da oggetto ludico a vero e proprio mezzo di trasporto, da integrare in un sistema multimodale efficiente. Un mezzo in grado di innescare un’economia valutata in Europa oltre i 200 miliardi di euro.

“La London School of Economics ha stimato il “gross cycling product” inglese, stimando un valore attorno ai 2,9 miliardi di sterline. Oltre agli evidenti benefici in ambiente e salute, la bicicletta è un’opportunità per valorizzare il nostro paese dal punto di vista turistico, artistico ed enogastronomico”.

Leggiamo sempre sul Sole 24 ore che uno studio della Fondazione Manlio Masi, curato da Silvia Sopranzetti, mette insieme i vari tasselli della “bikeconomy”. Ciò a partire dai vantaggi diretti: ogni milione aggiuntivo di euro di fatturato dell’industria ciclistica crea dieci nuovi posti di lavoro contro 2,5 nel settore automobilistico, mentre un milione di dollari di infrastrutture per biciclette genera 11,4 posti di lavoro (7,8 nelle strade). Tenendo conto che l’Italia è uno dei paesi europei con la domanda interna più bassa (il 60% degli italiani non usa mai la bici), è evidente il potenziale di crescita.

L’economia della bicicletta si traduce anche in risparmi, a partire da quello in spesa sanitaria connesso alla maggiore attività fisica e al miglioramento dell’aria: l’Organizzazione mondiale della sanità ha stimato questo risparmio in 110 miliardi di euro in Europa. Consistente per l’Italia potrebbe essere la ricaduta in termini di miglioramento della mobilità urbana: la velocità media nei maggiori centri urbani italiani oscilla intorno ai 15 km/h calando a 7-8 nelle ore di punta, sui valori di fine ‘700.

Secondo Confcommercio la congestione stradale ha un costo economico e sociale che supera i 50 miliardi di euro l’anno; costo che potrebbe evidentemente ridursi con un maggior ricorso alle due ruote, con l’effetto di ridurre anche le emissioni di C02 e polveri sottili.

A incentivare l’utilizzo in città, anche su percorsi complessi, può contribuire un’innovazione come la pedalata assistita che da semplice nicchia si sta rilevando un più ricco segmento di mercato. La politica pubblica – fatta di infrastrutture, piste ciclabili e intermodalità – è fondamentale; ma anche i privati prendono coscienza delle opportunità. Si consideri che a Roma è stata realizzata una ciclovia da oltre 40 km che unisce l’Appia Antica al Quadraro e Torpignattara, passando per il centro, e che sta catalizzando l’interesse di diversi attori i quali hanno aderito alla Grab Card fornente sconti di vario genere e un’ampia offerta culturale.

Uscendo dai confini urbani l’offerta coinvolge anche il cicloturismo, stimato oggi attorno a 1,6 miliardi di euro in Italia, con enormi margini di crescita sulla base dei paesi più virtuosi. Ne è un esempio il Trentino che da tempo ha scommesso sul settore: la provincia di Trento ha 450 km di piste ciclabili con una ricaduta economica stimata in circa 400 milioni di euro. Compreso il maggior polo italiano di innovazione nella bici con sei start-up a due ruote attive nel Polo Manifattura di Rovereto.

Tirando le somme di questo articolo guardando ai bisogni della città di Varese non posso che individuare due linee strategiche essenziali: la prima, è certamente quella di fare della bicicletta un mezzo di trasporto emblematico, anche con carichi e malgrado la città di Varese sia fatta di saliscendi. La seconda, è quella di incentivare il ciclo turismo. Dobbiamo saper sfruttare il conseguimento del finanziamento regionale per l’unione del centro città di Varese (più precisamente dalla stazione) al lago di Varese, dove è presente una pista ciclabile circumlacuale attraverso cui si può raggiungere la zona di Gavirate dove si trova un collegamento ciclabile con la Svizzera.

Siamo la provincia che può fregiarsi del nome di Binda e il giornale della Camera di Commercio di Varese aveva identificato artigiani e piccoli produttori di biciclette. Vanno quindi unite le competenze tecnologiche con il sapere del territorio.

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