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In Confidenza

BATTAGLIE

Don ERMINIO VILLA - 22/06/2018

unioneImmagino quante “battaglie” devono affrontare insieme due coniugi, per superare le sfide che la vita mette loro di fronte. Penso alla sfida educativa – così decisiva per il nostro tempo! – che ci chiede un impegno ampio, in molti casi arduo, portato avanti sempre.

Giovani, famiglie, anziani: tutti, ciascuno a suo modo, sono coinvolti in un confronto aperto, paziente e tenace, in dialogo con tutti i protagonisti, per riflettere sugli stili di vita, sui modelli di comportamento e sui valori di riferimento… Tra le questioni dibattute c’è anche quella della fede e quindi dello scopo della nostra vita, per chi riconosce in Gesù il proprio Maestro.

Se si combatte insieme, si trova il coraggio e la forza per contrapporsi a certi esempi e modelli di vita che si conformano alle mode dettate da uomini e donne inclini a seguire le proprie “voglie”.

Il confronto talora aspro lascia qualche ferito sul campo; il fatto poi di combattere su più fronti ci fa sentire impari alla lotta; di conseguenza molti cedono allo scoraggiamento e battono in ritirata.

Anche qui vale il principio “l’unione fa la forza”: se si sta uniti e si cerca di sostenersi a vicenda attraverso l’aiuto anche della preghiera comune, tutto diventa più facile e qualche risultato, prima o poi, può essere colto, per la grazia di Dio.

“Dopo aver sofferto e combattuto uniti – sostiene il Papa – i coniugi possono sperimentare che ne è valsa la pena, perché hanno ottenuto qualcosa di buono, hanno imparato qualcosa insieme o perché possono maggiormente apprezzare quello che hanno”.

Per conquistare la felicità cui aneliamo, per raggiungere la gioia che si rinnova anche nel dolore, c’è una cosa sola da fare: cercare di rispondere alla nostra vocazione, aderire in fiducia alla volontà di Dio su di noi.

Senza il supplemento di energie dato dalla nostra fede, tutto, prima o poi, appare assurdo. Con una fede, invece, “tutto è grazia”.

Ma anche senza fare ricorso alla fede, c’è un aspetto psicologico che non va trascurato: per apprezzare la vita è necessario “morire”, cioè entrare fino in fondo nel dolore. L’equilibrio tra testa, cuore e mani rende interessante l’avventura umana in ogni momento e affronta ogni emergenza a viso aperto.

Quando, poi, se ne esce, si è in grado di apprezzare tutto, di considerare ogni giorno come un dono che non può essere sottovalutato o disprezzato. Impariamo allora a trarre anche da esperienze dolorose delle energie vitali come fece Cristo che – come insegna l’autore della lettera agli Ebrei – imparò dal dolore che cosa vuol dire in verità essere “uomo”.

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