Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Editoriale

QUADERNO

MASSIMO LODI - 27/07/2018

chiesaDa un po’ di tempo disertavo la chiesa d’un paese del Lago Maggiore che mi è caro. Antica, monumentale, solare: sovrasta le acque, dando l’idea di dominarle con lieve regalità anziché esprimere l’intenzione di aprirvisi con imponente benevolenza, come era nelle intenzioni dei costruttori. L’ho rivisitata di recente. Sul leggìo vicino all’acquasantiera d’ingresso è aperto un grande quaderno dalla copertina scura: anelloni di metallo tengono insieme pagine bianche a quadretti oppure a righe, a seconda del momento. Il quaderno infatti si aggiorna di continuo. Vi lasciano messaggi i fedeli, e quand’è ultimato il parroco stacca i fogli e li sostituisce con una nuova risma. Il racconto popolare va avanti incessante: confessioni esplicite di debolezza, richieste disperate d’aiuto, tracce criptiche d’intimi affanni, ringraziamenti commossi per una preghiera esaudita.

Ho indagato la documentazione degli ultimi giorni. Più confessioni esplicite di debolezza, più richieste disperate d’aiuto, più tracce criptiche d’umori intimi, meno ringraziamenti commossi per una preghiera esaudita. Il segno distintivo: l’aumento della povertà. Non quella materiale: quella spirituale. “Signore, dammi la forza di essere parlato dagli altri” testimonia sull’albo un pellegrino di fresca firma e dall’incerto tratteggio d’inchiostro. Proprio così: “essere parlato”. Un modo certo confuso, e perfino rozzo, di spiegarsi. Ma una sostanza umile d’immediata presa sul curioso che passa di lì, come sono passato di lì io: Signore, mettimi in comunicazione reale con il resto del mondo. Specialmente del mondo che mi è vicino e non se ne accorge.

Si deve supporre che la comunicazione artificiale risulti prevalente. E che dietro la parete luminosa di telefonini, tablet e pc spunti un gorgo vuoto: l’assenza di sostanza interpersonale, di rapporti umani veri. È il risultato del virtualismo della vita contemporanea, che la svilisce a una giungla di relazioni cui manca il colore dell’umanità autentica, presente solo nel quotidiano e vivo scambio di reciproche esperienze, talenti, sensazioni.

Non che questa sia una scoperta, e mi scuserete. Ma se la conferma dell’abisso nascosto all’ombra dell’apparente e chiassosa pienezza della civiltà digitale viene dallo spontaneismo di tanti frequentatori -magari anche casuali- d’un luogo sacro, l’attenzione sociale ha un motivo (importante) in più per allertarsi. Alla benemerita “chiesa in uscita” sollecitata dal Papa si affianca una delusa “chiesa in entrata”. Sono i pellegrini della traversia giornaliera, ai quali non basta attendere che gli si vada incontro per ascoltarli. Caricano sulle spalle la loro bisaccia di guai e la portano al domicilio dove pensano di poterla svuotare, trovando la ricompensa della consolazione. Che si traduce nel semplice e ingenuo e naif “essere parlati”: l’auspicio del dialogo.

Ogni chiesa dovrebbe offrire ai fedeli (e ai non fedeli) la presenza d’un quaderno dalla copertina scura con anelloni di metallo che tengono insieme pagine bianche a righe o quadretti. E sostituirlo a ogni sold out di sentimenti. Perché il racconto popolare va avanti incessante, e ha bisogno di qualcuno che ne conservi i capitoli, li legga con misericordia e, quand’è possibile, ne rintracci gli autori alleviandoli dal castigo dell’indifferenza. Come fa il prete d’un paese del Lago Maggiore che mi è caro.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login