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In Confidenza

L’ABBRACCIO

Don ERMINIO VILLA - 14/06/2019

abbraccioIo che sono lento a credere, che mi ci vorrà forse tutta la vita non per capire, ma solo per assaporare un poco della fede, come potrò cogliere qualcosa della Trinità? Una strada c’è, e non è quella delle formule e dei concetti.

Pensare di capire la Trinità attraverso le formule è come tentare di capire una parola analizzando l’inchiostro con cui è scritta. Dio non è una definizione, ma un’esperienza. La Trinità non è un concetto da capire, ma una manifestazione da accogliere.

In uno dei capolavori di Kieslowski sui Dieci Comandamenti, il bambino protagonista sta giocando al computer. Improvvisamente si ferma e chiede alla zia: «Com’è Dio?». Lei lo guarda in silenzio, gli si avvicina, l’abbraccia, gli bacia i capelli e, tenendolo stretto a sé, sussurra: «Come ti senti, ora?». Lui non vuole staccarsi dall’abbraccio, la guarda e dice: «Mi sento bene». E la zia: «Ecco, Dio è così».

Dio come un abbraccio. Se non c’è amore, non vale nessun magistero. Se non c’è amore, nessuna cattedra sa dire Dio. Sarà un dogma difficile da capire, eppure è liberante. Assicura che in Dio c’è incontro, superamento di sé, movimento d’amore. Ogni persona è… movimento d’amore.

Trinità vuol dire che Dio non è in se stesso solitudine, l’oceano della sua vita vibra di un infinito movimento di comunione. In principio a tutto c’è la relazione; all’inizio di tutto ciò che esiste è un legame. La relazione, il legame d’amore, la comunione è il segreto dell’essenza di Dio.

Sant’Agostino ha detto: “Se vedi l’amore, vedi la Trinità”. Gesù ha preferito i nomi di “Padre e Figlio”: nomi che dicono affetto. “Spirito”, invece, dice respiro, alito, vento, e questo fa certo che la mia vita respira quando si sa abbracciata, presa in carico, accolta.

Se il nostro Dio non fosse Trinità, vale a dire incontro, relazione, comunione e dono reciproco, sarebbe un Dio da delusione, assente e distratto. Ma Dio è estasi, cioè un uscire-da-sé in cerca d’oggetti d’amore, in cerca di un popolo anche se di dura cervice, del quale farsi compagno di viaggio e ristoro entro l’arsura estrema del deserto.

Dio ha tanto amato il mondo, da mandare suo Figlio…”. E mondo e uomo sono storia della Trinità. Mosè, il grande amico di Dio, prega così: «Che il Signore cammini in mezzo a noi, venga in mezzo alla sua gente. Non resti sul monte, guida alta e lontana, ma scenda e si perda in mezzo al calpestio del popolo».

Tutta la Sacra Scrittura ci assicura che nel calpestio del popolo, nella polvere dei sentieri, lo Spirito accende profeti ed orizzonti, il Padre rallenta il suo passo sul ritmo del nostro, il Figlio è salvezza che ci cammina a fianco.

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