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Ambiente

ALBERI INCENERITI

CARLO ZANZI - 21/06/2019

pianteDa anni salgo quasi quotidianamente in bicicletta al Campo dei Fiori, partendo da Sant’Ambrogio Olona. Nove chilometri di salita, decine e decine di volte l’anno, migliaia di volte ormai nella mia vita ultrasessantenne. I più mi dicono: ‘Ma non ti annoi?’ No, mi diverto e trovo sempre novità: una volpe che mi taglia la strada, un cervo al limitare del bosco, scoiattoli, una donna non più giovane che da anni, per un voto alla Madonna, sale al Sacro Monte in mountainbike dopo la morte prematura del figlio: non porta il casco ma un foulard.

Purtroppo trovo anche buche, molte, un asfalto malcurato, orrendo dopo il bivio Sacro Monte-Campo dei Fiori. Dopo il doloroso e dannoso incendio di qualche tempo fa, che ha annerito i pendii del Campo dei Fiori, ho fatto questa recente scoperta. In prossimità del bivio delle ville, cioè a circa tre chilometri dall’arrivo al Belvedere, dove hanno edificato alcune ville e una strada, sulla destra salendo, porta alla Madonna del Monte, lì il bosco è stato particolarmente aggredito dalle fiamme.

Molti alberi sono morti, scheletri scuri: un bosco che fa quasi paura. Ho notato in particolare un albero, proprio vicino alla strada, che è stato avvinghiato dal fuoco alla base, il tronco è rimasto di un diametro minimo, tanto da chiedersi come faccia a restare in piedi un simile pino, rosicchiato, mangiato dall’incendio. Ho notato la sua pericolosità: e se cade sulla strada? Basta un colpo di vento di quelli giusti e viene giù, finendo magari sulla testa di qualche ciclista, sul tettuccio di un’auto…non contro di me, perché conoscendolo lo tengo alla larga. Così, andando oltre la mia abituale indifferenza, che mi porta a passare oltre senza prendere provvedimenti concreti, delegando ad altri le responsabilità, ho pensato di inviare una mail (con foto allegata) al Parco Campo dei Fiori, per segnalare la pericolosità di quella pianta e di altre nelle vicinanze. La risposta non è stata immediata ma infine è arrivata, aprendomi orizzonti che non conoscevo. Immaginavo: qui siamo nel Parco Campo dei Fiori, spetterà a questo Ente regionale curare, tagliare, vigilare, multare. Non è così semplice.

La maggior parte dei boschi della nostra montagna sono di proprietà privata, una miriade di piccoli proprietari che probabilmente non sanno neppure di avere quel pezzetto di bosco, magari ereditato da qualche parente. O fanno finta di non sapere. Spetta quindi al proprietario sistemare le piante, tagliarle, curare il bosco. Cosa che naturalmente non avviene quasi mai.

Chi è disposto a investire denaro per una porzione di montagna che ben pochi attraverseranno, terra di cinghiali e di castagne, di roditori e di funghi? Quindi gli alberi cadono o sono pericolanti, il fogliame si stratifica, rami e rovi invadono. Il Comune (proprietario della strada asfaltata) e il Parco dovrebbero indagare, avvisare e multare, ma ciò è impossibile, proprio perché i proprietari sono troppi e non sempre identificabili.

Quindi si resta in attesa della disgrazia. Se una pianta cade sulla pubblica via, spetta al Comune di Varese provvedere alla sistemazione e al ripristino della circolazione. E se fa danno? Naturalmente il Comune darà la colpa al proprietario, quello dirà che la strada è Comunale, e gli avvocati prepareranno la parcella. Quando i soldi erano più abbondanti, il Parco provvedeva a tagliare le piante malmesse e incombenti, assumendosi anche qualche rischio, poiché operava in una proprietà privata, ma sapendo bene che nessuno avrebbe mai protestato.

Forse lo stesso faceva l’assessorato al Verde Pubblico cittadino. Oggi gli euro scarseggiano in ogni dove, quindi anche questi interventi d’emergenza sono l’eccezione. Sicché la pianta che ho messo nel mirino resta lì, ritta e traballante, nera, ferita a morte, pronta magari a vendicarsi per l’ingiustizia subita, coinvolgendo nel lutto gli umani: mal comune, mezzo gaudio.

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