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Sport

IL GREGARIO

FELICE MAGNANI - 12/07/2019

squadraNella vita del ciclismo non c’è solo il campione che scatena follie, che richiama milioni di persone lungo le strade, che accentra le attenzioni, ci sono anche corridori meno talentuosi che lavorano al servizio del loro capitano e della squadra. Lo fanno convinti di esserne all’altezza, credono in quello che fanno e lo fanno molto bene.

È una parte fondamentale della loro vita, quasi una missione. Vivono con fierezza, orgoglio e con grande senso di responsabilità il proprio ruolo, fino allo sfinimento, anche quando potrebbero ritagliarsi una giornata da leoni e vincere alla grande, approfittando di un momento difficile del capitano. Non portano solo borracce, non tirano solo come dannati per chilometri e chilometri per preparare l’attacco del capo, sono atleti e sportivi solidali, consapevoli della loro parte e del loro valore, sicuri di essere indispensabili, di svolgere un ruolo essenziale, di poter avere anche lo spazio necessario per dimostrare in modo sempre più pieno la loro bravura, la loro innata vocazione alla solidarietà, al senso del dovere, al servizio.

Si vedono spesso quando tornano e ritornano diverse volte alla macchina della squadra per imbottirsi di borracce da consegnare al capitano e ai compagni, lo fanno con fatica, a volte non senza qualche pericolo, chi li segue si rende conto di quanto siano importanti e quali peripezie debbano affrontare per consegnare gli zuccheri o le barrette o le borracce, sfilando tra spazi ristretti, macchine, moto e improvvise sbandate.

La vita del gruppo è prima di tutto vita, segnata da una gerarchia e da una solidarietà, dalla necessità di conoscersi, socializzare, stringere patti, magari parlare della giornata, creando attimi d’intesa fuori da rodate strategie.

La storia del gruppo rispecchia fedelmente quella di tutti i giorni, con i suoi pro e i suoi contro, con le sue gioie e le sue sofferenze. Nel gruppo i giorni non sono tutti uguali, momenti di esaltazione e di euforia si alternano ad altri di contenimento, in cui bisogna mimetizzarsi, non dare nell’occhio, non far vedere all’avversario che non ce la fai. Nulla deve trapelare e nella maggior parte dei casi non è assolutamente facile.

I gregari sono la vera forza della squadra, è grazie a loro che i campioni possono dormire sonni tranquilli e svegliarsi al momento giusto, è grazie a loro che la fatica si stempera e concede riposanti galoppate, è nella forza dei gregari che la squadra trova sempre il modo di ripianare i vuoti e le sconfitte.

Tra i gregari ci sono stati e continuano a esserci veri e propri campioni che si mettono al servizio di altri campioni per dimostrare che la forza vera sta nell’unione, nella capacità di spendere nel modo giusto il proprio altruismo, nella consapevolezza che il sacrificio dell’uno possa essere vita per l’altro. Ci sono gregari che hanno fatto la storia del ciclismo, che gli hanno permesso di essere quello che è stato e quello che è, un’immensa è straordinaria palestra di umanità.

Essere gregari è essere uomini che sanno distribuire con sagacia e buon senso la loro energia e la loro umanità, senza rinunciare alla possibilità di toccare anche la vetta della celebrità.

Nell’economia di una squadra ognuno ha il proprio ruolo e lo deve portare fino in fondo. Fare il proprio dovere non è solo un imperativo categorico rivolto a se stessi, ma la consapevolezza che la coscienza individuale abbia una fortissima valenza comunitaria, si corrobori e si realizzi nel rapporto con gli altri, nel sistema delle relazioni sociali, nella volontà di essere riconosciuti come parte attiva di un sistema chiamato società.

Ogni squadra, ogni gruppo, ogni società ha bisogno del confronto e della collaborazione, i risultati sono il frutto di una coesione che coinvolge tutti, chi guida e chi è guidato. Uno degli errori più comuni è quello di non valorizzare le persone, di non saperle coinvolgere, di non saper cogliere il desiderio di collaborazione e di riconoscimento che è in ognuno.

Viviamo in una società che in molti casi nega la centralità di valori fondamentali come la lealtà, l’onestà, l’esempio, la coerenza, l’impegno, la condivisione. Il capitano lo diventa non solo perché corre più forte degli altri, lo diventa perché dà l’esempio, perché sa farsi apprezzare, perché sa distribuire con intelligenza i compiti e le responsabilità, perché sa farsi rispettare, sa riconoscere il merito, la qualità del servizio e sa anche premiare chi si distingue, chi sa gestire in modo appropriato i propri talenti e le proprie responsabilità.

I gregari sono l’anima non solo del ciclismo, ma della vita in generale, sono quelle persone che, collaborando, fanno amare la vita con più vigore ed energia, creando i presupposti per la rinascita di una società spesso privata della sua spinta ideale, vittima di varie forme di qualunquismo e di pressapochismo.

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