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In Confidenza

TRASFORMA E CESELLA

Don ERMINIO VILLA - 04/10/2019

cesellare«Non so che cosa abbia pensato la divina Provvidenza di me. Con me il Signore attua il suo vecchio sistema: prende i piccoli dal fango della strada e li mette in alto, prende la gente dai campi, dalle reti del lago e ne fa degli apostoli. Certe cose il Signore non le scrive né sul bronzo, né sul marmo, ma addirittura nella polvere, affinché se la scrittura resta, non scompaginata, non dispersa dal vento, sia ben chiaro che tutto è opera e tutto è merito del solo Signore. Io sono uno che viene dai campi, sono la povera polvere su cui il Signore ha scritto. Se qualche cosa di buono salterà fuori da tutto questo, sia ben chiaro: è solo frutto della bontà, della grazia, della misericordia del Signore» (Albino Luciani – Giovanni Paolo I).

Il Signore è fatto così: quando gli serve una pietra, prende il primo ciottolo che incontra, lo guarda con infinita tenerezza e lo trasforma nella pietra di cui ha bisogno: splendente come un diamante o opaca e ferma come una roccia, ma sempre adatta al suo scopo. Cosa farà di questo piccolo sasso che ha creato e che lavora ogni giorno con la potenza della sua pazienza, con la forza invincibile del suo amore trasfigurante? Di certo farà cose inaspettate, gloriose. Lui cesella finemente la vita di ogni sua creatura. Poi sia che ci metta sotto un pavimento (che nessuno vede, ma che sostiene lo splendore dello zaffiro) o in cima ad una cupola (che tutti guardano e ne restano abbagliati), ha poca importanza. Importante è stare là dove siamo messi, al momento opportuno e nel posto giusto…

Il Signore effonda la sua grazia e la sua gloria venga in noi e in tutti i membri della Chiesa. Che nessuno abbia altra ambizione che di essere strumento docile nelle sue mani. Da quando col battesimo siamo stati incorporati in Lui, non ci apparteniamo più. E non possiamo rifiutare a quelli che incontriamo l’acqua che per loro è stata versata in noi. Del resto noi siamo solo il vaso, Lui è la sorgente!

«Attingi, fratello, attingi, e benedici il Signore che ti porge quest’acqua. Attingi: e senza mai scordare Colui che ti disseta. Dimentica pure il vaso da cui ti fa bere. Il vaso non brama che di servire, consapevole che la sua argilla è immensamente nobilitata dal contatto delle mani divine. E quando sarà logoro e incrinato o posto tra i cocci, gli basterà conservare, con la gioia di aver servito, almeno una goccia del liquore che ha donato. Questa goccia d’amore, Gesù mio, è tutto ciò che imploro» (Louis de Grandmaison)

Quello che conta non è il posto che ciascuno occupa nella comunità ecclesiale, ma il posto che Dio occupa nel nostro cuore! Ecco, allora, l’impegno ad abbattere la barriera apparentemente invalicabile del nostro io, così che in un reciproco scambio le nostre due esistenze divengono una sola.

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