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Ambiente

IL LAVATOIO DI BOBBIATE

ARTURO BORTOLUZZI - 25/10/2019

Il lavatoio di Bobbiate

Il lavatoio di Bobbiate

Il lavatoio di Bobbiate è in condizioni estremamente precarie. Molta gente che abita vicino allo stesso soffre per il modo in cui ora si trova e si è rivolta agli organi di informazione varesini per denunciare questa situazione.

Informato quindi di ciò, ho scritto subito all’assessore per il Dialogo con i quartieri del comune di Varese Francesca Strazzi, partecipandole la questione. Le ho in particolare segnalato che la signora Carla Tocchetti (brillante organizzatrice di iniziative per valorizzare i segni del passato), mi aveva fatto conoscere un progetto esteso proprio per promuovere il sistema dei lavatoi ancora presenti in città e sul territorio attorno a Varese. Ella mi aveva suggerito di non guardare alla bisogna di un singolo lavatoio, ma, invece, alle necessità di una pluralità di questi.

Mi pare un giusto modo di considerare il problema. Occorre valutare e valorizzare in un’ottica complessiva e a tutto tondo questi vasconi presenti in città e oltre.

Affrontare la questione dei lavatoi comporta anche il dover affrontare quello che è un tema sociale che non deve essere dimenticato ma, anzi, conosciuto il più possibile. I medesimi non erano necessari solo per la pulizia, ma sono stati, infatti, anche dei centri di aggregazione sociale e di scambio di informazioni tra i cittadini. Allora c’era il lavaggio fatto in comune e il vociare partecipato. Oggi quel tipo di occupazione o lo si fa in casa propria, oppure nelle lavanderie a gettone in silenzio con gli occhi sul cellulare.

Fare tornare a vivere l’antico lavatoio di Bobbiate, conosciuto come il “lavatoio di via Perla” (che risale al ‘900 e che è diviso in due porzioni. Una prima, leggermente superiore, dove si sciacquava, e una seconda, più grande, dove si lavava con il sapone), insieme, alla strada che dallo stesso diparte e che scende a valle dalla collina e sbuca sulla statale del lago (percorso oggi poco battuto) è una iniziativa che sarebbe assolutamente meritorio eseguire nei termini in cui diciamo noi.

Ho chiesto quindi all’assessore di guardare e concorrere ad un finanziamento per la realizzazione di un’operazione, sia fattuale che sociale, che abbia valenza anche intercomunale. In questo modo si potrebbe realizzare un evento da rinnovarsi annualmente in occasione di feste tematiche, come quella realizzata all’indomani della festa di San Grato.

Si potrebbe anche realizzare un testo da distribuirsi nelle scuole che affronti la storia e le abitudini di una Varese legata all’agricoltura e alla pastorizia. Amici della terra Varese, che rappresento, sarebbe lieta di poter partecipare anche economicamente a una simile iniziativa. Potrebbe essere questo anche il momento per il comune di realizzare un museo etnografico dove poter raccogliere i documenti, le immagini e tutti gli strumenti che i varesini usavano per poter sfruttare appieno il potenziale del nostro territorio.

Si deve così dare una corretta visione e un giusto significato a luoghi che ora vengono da molti giudicati inutili e anacronistici. Si potrebbe anche far nascere una economia innovativa che i giovani potrebbero coltivare sfruttando e, anzi, valorizzando i diversi elementi del passato, presenti sia all’aperto che al chiuso.

All’assessore ho chiesto di attrezzarsi per rispondere adeguatamente agli organi di informazione locali e di farmi sapere se avesse visionato il museo Etnografico privato presente in città. Non è l’ora di fare nascere un museo di questo tipo pubblico, raccogliendo ciò che il comune di Varese già conserva con le immagini e le tradizioni del tempo?

Ho chiesto infine se il Comune abbia già sviluppato progetti di questo genere e se già avesse ricevuto proposte analoghe.

Portare avanti una iniziativa di tale genere risponderebbe a una richiesta popolare molto estesa.

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