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Editoriale

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MASSIMO LODI - 10/01/2020

sardine-pdAlla fine dell’anno Beppe Sala è andato all’autodromo di Imola dove Stefano Bonaccini, candidato del centrosinistra alle elezioni regionali dell’Emilia-Romagna, apriva l’ultimo mese di campagna elettorale. Sala non ha compiuto un atto di cortese presenza. È entrato nel vivo della polemica con la concorrente di Bonaccini, la leghista Lucia Borgonzoni, nota per aver vestito in Parlamento la T-shirt con la scritta “Parlateci di Bibbiano”. “Non sa neanche da che parte è girata”, è stato il liquidatorio giudizio del sindaco di Milano.

Alla replica stizzita di Salvini (“È una mancanza di rispetto per un avversario e per una donna. A sinistra pèrdono l’educazione quando sono preoccupati di perdere”) Sala non ha reagito frenando, e invece accelerando, già ch’era in pista. “Salvini e i suoi alleati ci vogliono portare alla rovina. Dice che mi sono montato la testa? Uno come me, che ha lavorato 30-40 anni, la testa non se la monta, semmai se la monta chi come lui è sempre stato sulle spalle del contribuente”. A chiudere la querelle il governatore lombardo Fontana, impermeabile al linguaggio diplomatico: “Il sindaco la smetta d’atteggiarsi a ganassa”.

Due domande sull’esagerata contesa. La prima: perché Sala così aggressivo? Perché va guadagnando credito l’ipotesi ch’egli carezzi un progetto: saldare al neo-movimento delle sardine il neo-movimento dei sindaci così da costituire una sorta di ‘Partito delle città’ da schierare alla prossima tornata delle politiche. Come lui sembrano pensarla il sindaco di Firenze Nardella e gli omologhi Gori di Bergamo e Decaro di Bari. Chissà se pure quello di Varese, Galimberti. L’idea può avere séguito a una condizione: che il 26 gennaio Bonaccini batta la Borgonzoni. Di qui l’effervescente sortita a Imola, cui altre si aggiungeranno di qui a poco.

La seconda domanda: perché Salvini ribatte a muso non duro, ma durissimo? Perché teme la fondatezza d’un simile piano politico e ne avverte il pericolo. Cerca di minarne le basi prima che la costruzione svetti con favorevole visibilità popolare, e lo faccia retrocedere nella graduatoria del consenso riguadagnato dopo l’infelice affondamento del Conte 1.

È d’altra parte evidente che le sardine non rimarranno un fenomeno di piazza sic et nunc. La trasformazione in soggetto partitico appare naturale, o confluendo in qualcosa già in essere (il Pd) o trovando realizzazione in qualcosa d’inedito. Sala ne suggerisce il profilo identitario, supportato da quanto di meglio ha saputo esprimere in anni difficili il pianeta dei Democrats: una classe amministratrice di buon livello, talvolta perfino ottimo, proprio com’è il caso del primo cittadino di Milano, capace d’elevare la metropoli al top internazionale. Non solo italiano, non solo europeo.

Ecco il motivo in più per non considerare l’elezione emiliano-romagnola una partita fine a sé stessa. Saranno in palio le sorti del governo e si giocherà il futuro del ‘Partito delle città’, che punta a rappresentare una new entry in grado di svegliare dal torpore i renitenti al voto: stufi dell’inconcludenza giallo-verde-rossa, essi non sono restii a riaccostarsi alle urne purché gli si proponga d’infilarvi una scheda con nomi che siano garanzia di cambiamento nei fatti. Non a parole.

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