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In Confidenza

RICCA POVERTÀ

Don ERMINIO VILLA - 18/06/2020

missioneNel descrivere la figura di Gesù, Marco ci fornisce i tratti essenziali della fisionomia del discepolo, quindi della Chiesa. La povertà è la condizione indispensabile per la missione: né pane, né bisaccia, né soldi. È una povertà che è fede, libertà e leggerezza. Anzitutto, libertà e leggerezza: un discepolo appesantito dai bagagli diventa sedentario, conservatore, incapace di cogliere la novità di Dio e abilissimo nel trovare mille ragioni di comodo per giudicare irrinunciabile la casa nella quale si è accomodato e dalla quale non vuole più uscire (troppe valigie da fare, troppe sicurezze a cui rinunciare!). Ma la povertà è anche fede: è segno di chi non confida in se stesso, ma si affida a Dio.

Pure un altro aspetto è richiamato: l’atmosfera “drammatica” della missione. Il rifiuto è previsto: la parola di Dio è efficace, ma a modo suo. Il discepolo deve proclamare il messaggio e giocarsi in esso completamente, ma deve lasciare a Dio il risultato. Al discepolo è stato affidato un compito, non garantito il successo. L’annuncio del discepolo non è un’istruzione teorica, ma una parola che coinvolge, davanti alla quale bisogna prendere posizione. Dunque una parola che disturba, che suscita contraddizioni, che sembra addirittura portare la divisione là dove c’era la pace.

La missione è una lotta contro il maligno: dove giunge la parola del discepolo Satana è costretto a rivelarsi e il peccato, l’ingiustizia, la sopraffazione sono costretti a venire alla luce, e fanno resistenza. Ecco perché il discepolo non è solo un maestro, ma un testimone che, dalla parte della verità, della libertà e dell’amore, si impegna nella lotta contro il Male.

Quando dice: “Non portate nulla per il viaggio“, annuncia la nudità della croce. I Dodici riproducono in sé il volto di Colui che li invia, l’Uomo che cammina povero e libero, senza un luogo dove posare il capo e pieno di amici. Tutto ciò che hai ti divide dall’altro. Nessun uomo è ciò che possiede. Così vivrai dipendente dal cielo e dagli altri, di pane condiviso e di fiducia. La forza è nella Parola, che si diffonde solo per incarnazioni in testimoni e in martiri.

Entrati in una casa lì rimanete“. Punto di approdo è il luogo della vita più vera: la casa, dove annunciare e poi guarire, cacciare i demoni e creare comunione. I discepoli di Cristo cercano la casa, il luogo più vero, dove la vita nasce, vive d’amore, si converte dalla solitudine alla comunione. Il cristianesimo deve essere significativo lì, nella casa, nei giorni della festa e in quelli del dramma, nei figli prodighi, quando Caino si arma di nuovo, quando l’amore sembra finito e ci si separa, quando l’anziano perde il senno o la salute. Povera, libera, forte, amorosa: questa l’immagine della Chiesa cara a Gesù…

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