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Editoriale

GUAI A NOI

MASSIMO LODI - 11/12/2020

conteIL CASTIGO

Uno pensa: la situazione è tale da scongiurare il volar di coltelli politici. Ma quando mai. S’azzuffano i partiti al governo, e si litiga dentro uno stesso partito. Cioè i Cinquestelle. Il voto anticipato li nanizzerebbe, ma fan di ogni per mettere a rischio la legislatura, salvo retromarce sul ciglio del burrone, in omaggio allo scranno parlamentare. Vedi il caso Mes. Mica male anche il Pd. Sostiene Conte, però di costrittiva malavoglia. Alla fine ne rafforza la fragilità. Idem dicasi di Renzi che minaccia sfracelli, ovazionato dai salvinisti. Sembrerebbe evidente cosa fare: incontrarsi, discutere, stabilire un vincolante percorso. Inoltre: 1) se compierlo da soli o in allargata compagnia. 2) Se con questo governo o con questo governo rassettato o con un governo tecnico di transizione verso l’anticipo di voto. 3) Se rimuovendo i ciottoli degli ammiccamenti populisti, così si sistema tutto. O se invece no, che tanto ciascuno lo sa: qui si scherza sempre. Nel mezzo del commedione, i cittadini soffrono -noi soffriamo- un simile tormento, paventandone le conseguenze. Cioè: pagarla cara. Day by day s’alza sempre uno dei tizi cui sono in affido le sorti nazionali a evocare la crisi. Un castigo politico. E un delitto sociale. Inflitti/compiuti da ignari evocatori di Dostoevskij. Che zoppicante narrazione. Ah, i bei tempi in cui si leggevano romanzi memorabili.

L’ANGOSCIA

Abbiamo capito da un pezzo che non è la misura ics o la misura ypsilon a proteggerci dal virus. Sono il buonsenso, l’autoregolamentazione, il rispetto verso sé stessi e la comunità. C’è chi li possiede e chi no. Ai primi (la maggioranza) costa sacrificio sopportare misure di riduzione della libertà, ma vi si adeguano. Ai secondi (la minoranza) importa fare come gli piace, e se ne fregano. Ecco allora l’ideona: per convincere i secondi a mettersi in riga, si vessano psicologicamente i primi. Cioè: stabilite le norme del Dpcm natalizio, varato su indicazione degli esperti, i medesimi s’alternano ogni giorno nell’inquietarci, disegnando nuovi scenari. Foschi. Anzi, neri. Di più: terrificanti. Arriverà la terza ondata, moriremo in migliaia, l’Italia sarà tutta un crisantemo: il cimitero d’Europa.

Ma certo che lo sarà. Avanti così, e parleremo (i sopravvissuti parleranno) di sterminio. Dovuto allo stress da temuta infezione. Un conto è la prudenza, un conto l’angoscia. L’una aiuta a venir fuori dall’emergenza, l’altra a sprofondare nei suoi effetti collaterali. Ormai anneghiamo nel continuum d’uno sgomento che va oltre ogni ragionevolezza. Tanto da indurre al sospetto che ci si prenda gusto nel prefigurare un incessante martirio. Non è negazionismo. È tic d’autodifesa. Siamo un Paese malato e depresso, vorremmo cogliere speranze di guarigione e c’iniettano afflizioni morali da capestro. Ah, i bei tempi in cui i cervelli andavano in fuga all’estero.

I FERRIVECCHI

La felice idea di scontare i pagamenti tramite card s’è infelicemente avviata. Non solo per l’inadeguatezza storica della nostra burocrazia, ma per la tenace indifferenza verso le categorie più deboli. La debolissima è quella degli anziani, resi ferrivecchi dal cimento con l’universo delle app. Non a causa della demenza, ma in ragione dei ’fondamentali’ d’una cultura del vivere pratico lontana dalla realtà ‘in rete’ oggi.

Era ed è illusorio immaginare che il bonus sulle spese con carta elettronica venga in automatico accreditato nel conto corrente cui questi strumenti di pagamento sono collegati? Osservazione certo banale, ma non all’occhio dei retrivi digitali, colpevoli solo d’obbedire alle leggi della natura (oltre che a numerose altre) ovvero d’essere agée. Non parliamo di qualche migliaio di persone: sono parecchi milioni. E servono all’assistenza, quando non al mantenimento, d’altrettanti, nonostante il diverso parere di chi li vorrebbe tener sotto chiave nell’attesa che il Covid completi l’itinerario dalla culla alla tomba.

La saggezza al potere dovrebbe soccorrere e favorire una componente fondamentale della società. Ma al potere non c’è. E neppure al contropotere, dove talvolta si argomenta peggio che al potere, con il risultato d’elevare a caos la grigia coltre di confusione che ci avvolge. Ah, i bei tempi in cui c’era la nebbia.

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