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Editoriale

MA DAI

MASSIMO LODI - 19/03/2021

vitaliAndrea Vitali è uno scrittore di successo. L’han chiamato l’erede di Piero Chiara. Esagerando, perché Chiara, inarrivabile raconteur, era altro rispetto a Vitali. Però il confronto rende l’idea letteraria, tanto che nel ’96 il secondo vinse il premio intitolato alla memoria del primo. Olé. Cosa c’importa di citare qui Vitali, che non ha bisogno d’essere citato? C’importa perché non è solo uno che scrive bene. E non è stato solo un bravo medico condotto, per il dettaglio a Bellano, ramo lecchese del lago di Como. È ancora il ‘signor dottore’ d’una volta. Meglio: è tornato ad esserlo, da un anno a questa parte, in soccorso dei malati di Covid. E ha intensificato l’opera in questi giorni, impegnandosi nella campagna vaccinale.

Ottenuto l’ok dal sindaco, l’umile dutùr -con cinque colleghi e in una palestra adattata ad ambulatorio di fortuna- ha iniziato a ‘punturare’ gli anziani, i fragili, eccetera. Centoventi iniezioni al giorno, dalla mattina alla sera. In aggiunta: la parola buona, il sorriso complice, l’occhiata amicale. La prossima settimana saranno messi in sicurezza gli ultraottantenni del posto, nessuno escluso. E anche quelli di Colico e delle frazioni tra l’uno e l’altro paese. Senza la disponibilità del benemerito pool, i pazienti avrebbero dovuto migrare altrove per lo ‘zic’ della salvezza, subendo immaginabili disagi.

Vitali non si considera un eroe. Semplicemente uno che fa il suo dovere. Quando la coscienza chiama, risponde. Anche se è in pensione, se la fama di romanziere lo gratifica, se qui e se là. Spiega, in un’intervista a Repubblica: “Aiutare gli anziani dà gioia. Ho appena vaccinato una signora di novantanove anni. Quando i vecchi mi riconoscono, sono felici”.  Ma dai. Cioè: ma che meraviglioso parlare, fra tante superficialità, indifferenze, menefreghismi, vigliaccherie. Aggiunge, in una dichiarazione al Corriere della Sera: “Serviva una mano. Voltarsi dall’altra parte non sarebbe stato etico”. Toh, etico. Vocabolo spesso campeggiante in sapute dissertazioni, e idem spesso ignorato nella pratica quotidiana. A Bellano c’è invece chi lo mette in cima alle priorità. Quelle concrete. Esempio: giusto in chiusura della chiacchierata col Corriere, a Vitali arriva una telefonata. È il ‘Carletto’ che gli spiega: ho le vertigini. Tranquillo, gli viene risposto. Finisco di vaccinare e sono da te.

Ma dai. Cioè: ma che gran medico della riserva. Così, d’amblè, tira su la valigetta con gli attrezzi del mestiere, esce nelle vie ormai buie, corre dal poveretto e lo cura. Se-ne-prende-cura. Poi (è accaduto, riaccadrà) replica con un altro. E poi ancora. E avanti allo stesso modo, di giorno in giorno. Di notte in notte. Beh, a farla corta e banale: grazie al dottor romanziere, per quanto valga il plauso dal nostro corner di periferia mediatica. Grazie a lui e al resto dei valorosi della sanità, del volontariato, delle militanze innumerevoli che marcheranno la differenza nella guerra al Covid. Per merito loro, il piatto piange un po’ di meno. Come scriveva Chiara, come ci fa scrivere Vitali.

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