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Attualità

L’INTESA

ROBERTO CECCHI - 09/07/2021

flussimigratoriIl Consiglio europeo del 24-25 giugno scorso, su richiesta del governo italiano, ha discusso per una decina di minuti la questione dei flussi migratori. Non accadeva che se ne parlasse dal 2018, quando furono proposte nuove misure per ridurre l’arrivo dei migranti irregolari e venne anche avanzata la proposta di modificare le norme per le richieste d’asilo, in modo da allentare la pressione sui paesi di “primo ingresso” come l’Italia. Dopo di allora, la questione migranti è completamente scomparsa dall’agenda del Consiglio europeo, nonostante si tratti di un argomento che, quantomeno sul piano morale, dovrebbe mobilitare tutte le coscienze e soprattutto le istituzioni, viste le innumerevoli sofferenze e i tanti morti che questo fenomeno produce nei mari del Mediterraneo e non solo. È vero che interessa principalmente il nostro paese ma, guardando la questione in prospettiva, ha riflessi importanti, prima o poi, anche sul resto d’Europa, perché i migranti considerano l’approdo in Italia solo una tappa d’avvicinamento che consenta loro di arrivare nel cuore d’Europa.

Però, quei dieci minuti sono stati considerati poca cosa per dire che l’argomento fosse stato affrontato seriamente e perciò il governo è stato criticato severamente dall’opposizione. Sono state ritenute inopportune le parole del premier che, invece, aveva parlato di quell’incontro come di un successo. La stampa si è convinta che le cose non siano andate per il meglio e così sono usciti diversi articoli, più o meno tutti dello stesso tono, come quello de “La Stampa” (26 giugno) che spara il titolo Meloni sfida Draghi sui migranti “A Bruxelles fallimento clamoroso”, riducendo a niente quel che è accaduto a Bruxelles. Ma in realtà, non è andata così. Basta leggere il resoconto della conferenza stampa (chiunque lo può vedere sul sito della PCM) per convincersi del contrario. È vero che in Aula la questione è stata appena accennata, ma solo perché il lavoro di confronto e di condivisione del documento approvato era stato fatto in precedenza, nella fase preparatoria, come spesso accade in queste circostanze. In Aula si sono semplicemente ratificate le linee d’azione già condivise e dunque non ci voleva troppo tempo per decidere. Lo spiega chiaramente proprio Draghi durante la conferenza stampa, nella quale vengono precisate parecchie cose. Prima di tutto, vien fuori chiaro lo scopo di quell’incontro “il mio obiettivo non era ottenere un accordo sui ricollocamenti. […] Oggi [25 giugno] l’obiettivo era quello di ottenere un coinvolgimento significativo massiccio dell’Unione Europea nelle zone del Nord Africa e del centro Africa e nelle zone che manifestano instabilità, quindi non solo nei confronti della Turchia ma anche nei confronti di questi Paesi, primo tra tutti ovviamente la Libia”.

Eppoi, mette in luce i contenuti dell’accordo “Il testo concordato con tutti gli altri partner è da questo punto di vista molto impegnativo. Scorro rapidamente alcuni passi di questo concordato: «Per prevenire la perdita della vita e ridurre la pressione sui confini europei saranno stabilite delle partnership e la cooperazione con i Paesi di origine e di transito; questa politica dell’Unione Europea deve essere indirizzata a tutte le rotte migratorie». Il che vuol dire esplicitamente includere quelle che non sono incluse oggi e cioè quelle che a noi interessano di più. «Deve essere basata su una un approccio complessivo che affronti le cause alla base della migrazione, che sostenga i rifugiati e le persone senza una base nella regione, che costruisca la capacità in questi Paesi per la gestione della migrazione, che combatta e sradichi il fenomeno del contrabbando di esseri umani, che rinforzi i controlli al confine, che cooperi sui processi di Search and Rescue, che affronti la migrazione legale mentre pur nel rispetto delle competenze nazionali come anche assicuri il ritorno e la riammissione»”.

E conclude riportando un ultimo passaggio del documento concordato “Quindi «il Consiglio invita la Commissione e l’Alto Rappresentante delle Nazioni Unite a rinforzare immediatamente con azioni concrete e con tangibili sostegni» tutti questi impegni e poi «a presentare un piano di azione per i Paesi di origine a priorità più alta entro l’autunno di quest’anno». Infine, «il Consiglio europeo condanna e rifiuta ogni tentativo da parte dei paesi terzi di strumentalizzare i migranti per ragioni politiche».
Quindi l’impegno è molto significativo, molto forte ed è sulla dimensione esterna dell’Unione che oggi trova l’accordo di tutti”.

Dunque, non si tratta di un fallimento. Anzi. È il contrario. Si tratta d’un’iniziativa politica – di un tecnico! – che prova a risolvere la questione dalle fondamenta, dandosi un impianto complessivo che coinvolga la comunità europea e un piano d’azione che dovrà essere pronto per l’autunno. Non tra vent’anni, ma tra tre mesi. Dunque, sembra proprio di poter dire che quell’accordo è quel che serve. Perché argomenti di questa natura non si affrontano con parole d’ordine vuote, tanto per prendere la scena e poi lasciare che tutto quanto rimanga così com’è. Tantomeno, si risolvono facendo a cazzotti. Con qualche prova di forza muscolare, minacciando di affondare i barconi, come è stato detto di recente, e ricacciando indietro chiunque, indipendentemente dalle ragioni che avanza e dalle sofferenze che patisce. Le cose non si affrontano in questo modo, anche perché così non hanno mai funzionato. Fermare le migrazioni è come voler fermare il vento, perché spostarsi per cercare il meglio, fa parte della natura umana. Il vento semmai va imbrigliato per gonfiare le vele, per navigare, provando a fare di questa situazione di difficoltà un progetto per il bene comune. Mi pare sia questo il senso del progetto portato avanti da Draghi in Consiglio europeo. È un progetto politico. Un progetto che, a volerlo collocare, si potrebbe dire che è di centro sinistra. Forse, meglio, di carattere cattolico-sociale, ma comunque sia, è uno strumento intelligente che prova ad uscire dall’incantesimo dei respingimenti, che gonfia con facilità il consenso a destra, e sposta il dibattito sull’immigrazione, dall’emergenza a diversi livelli d’integrazione. Un progetto per la sinistra, ma per adesso non mi pare si sia mosso qualcosa. Per adesso, non ho visto entusiasmo. Forse i resoconti giornalistici hanno obnubilato ogni cosa.

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