Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Editoriale

AL MACERO

MASSIMO LODI - 01/04/2022

bidenNon si dà del macellaio a Putin, accusa Macron. Per mettere lo zar in riga, basterebbe chiamarlo parrucchiere? Non ci sono più i giacobini d’una volta: di fronte a un macello, quale sostantivo appaiavano al reo, se non quello semanticamente più razionale? Però, d’accordo, un conto è parlare sull’autobus, in treno, al bar, negli uffici, al supermercato, duecentocinquant’anni fa eccetera. Un conto è rivolgersi oggi alla spaventata platea polacca, gente di frontiera con l’Ucraina, che teme un giorno o l’altro d’intravedere all’orizzonte il corteo dei carrarmati ostili.

Biden è scivolato in una gaffe. O s’è lasciato scivolare? S’è lasciato, s’è lasciato. L’uomo ogni tanto deborda dall’ufficialità, cedendo al sentimento. A Varsavia è stata una di queste circostanze. Ha detto quel che la diplomazia non voleva, ma l’animo sì. Di fronte a bombe e missili, scempi e massacri, torture e deportazioni, quale diversa definizione toto corde ci poteva, potrebbe, potrà essere, anche allo scopo di rinsaldare il patto atlantico con alleati scivolosi?

E comunque. Ammettiamo che Biden sia inadeguato al ruolo di presidente della nazione più potente al mondo. Risulta adeguato Putin al comando d’un Paese che aspira a fiancheggiare, per titoli d’ogni tipo, gli Stati Uniti, l’Europa, la Cina? Andando al sodo. Come si pensa d’arginare l’invasore feroce d’uno Stato sovrano: attraverso il dispiegarsi d’ogni possibile resistenza, così da negoziare un’accettabile tregua. O attraverso la martoriata resa, deponendo le armi e rifiutandone d’ulteriori dai Paesi amici? E qual è la pace realizzabile se non quella che preservi la libertà, sicché tutelare a ogni costo la seconda risulta l’opzione primaria?

Sembrerebbe: zero dubbi nel sostenere gli aggrediti contro l’aggressore. Invece no: esistono, circolano, si diffondono, i dubbi. Non basta una Segre a ricordare l’insensatezza dell’equidistanza tra russi e ucraini, che molti italiani -parlamentari compresi: un’indegnità- carezzano. Non basta lo stupore a giustificare il voltafaccia di Conte, che alla Camera schiera l’M5S per il sì all’aumento delle spese militari e all’invio di armi a Kiev, salvo minacciare il dietrofront al Senato, mettendosi contro un quadro previsto dalla Nato e da lui stesso condiviso quand’era premier. Non bastano le capriole del passato a comprendere la lagna odierna di Salvini, per il quale l’uso d’ogni disponibile arsenale a scopo di legittima difesa va bene sempre, tranne che se utile ai poveracci cannoneggiati dall’Armata di Mosca.

Se non al macello, qui da noi si conferma che va spesso al macero il buonsenso. Anche qualcosa di più, scendendo al misero tornaconto personale d’una quota di pacifisti imborotalcati d’ipocrisia: lasciamo ucraini e russi a sbrogliarsi questa storia, l’importante è che non venga meno il nostro esistere tranquillo, sicuro, privilegiato. Che non ci s’impongano sacrifici e rinunce. Che non arrivino milioni di bocche da sfamare e corpi da curare. Che non cambino gli equilibri di potere, così deprecati e così utili e così tutelabili. Senza dirlo, ma adoperandosi per farlo. Ecco la vergogna. Ecco la pazzia.

Ps

“Confesso di non capire la levata di scudi, sostenuta da vecchi riflessi automatici di anti-americanismo, con cui è stata accolta la dichiarazione di Biden a Varsavia. Il presidente degli Stati Uniti ha detto pane al pane: che il re russo è nudo, che l’ora del declino era scoccata, che i bambini ucraini che stava abbracciando non dovevano avere paura. Parole coniate con buonsenso, ma anche con quella virtù che gli antichi greci chiamavano parresìa, cioè il coraggio della verità”. (Bernard-Henri Lévy, la Repubblica, 02.04.22).

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login