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Attualità

SGRETOLARSI

FABIO GANDINI - 13/05/2022

Follia a Samarate

Follia a Samarate

Tre uomini. Tre padri. Tre persone che il destino ha messo nelle condizioni di vivere il ruolo primordiale per eccellenza, quello maggiormente ammantato di responsabilità ed esempio fusi nell’amore. Un padre, per un figlio, è una montagna, l’unica che non riuscirà mai a scalare, nemmeno desiderandolo ardentemente: troppo alta.

A Morazzone, a Mesenzana e infine a Samarate, questa montagna è crollata su stessa. E sul suo stesso sangue.

Il 3 gennaio la follia si è impossessata di Davide Paitoni, 40 anni, operaio, pregiudicato. Ha ucciso il figlio Daniele, 7 anni, che con lui aveva trascorso le feste, nascondendone poi il cadavere in un armadio, come se il buio della vista potesse cancellare quello dell’anima. Quindi è salito in macchina, ha raggiunto l’ex moglie a casa dei genitori e ha provato ad ammazzare anche lei, non riuscendoci. Da lì la fuga, fermata dalle forze dell’ordine nei boschi tra l’Italia e la Svizzera.

Il movente di tanto orrore? Il desiderio di vendetta nato dalla fine di un matrimonio.

Ventisei marzo, Mesenzana, una striscia di case e di aziende tra due archi di montagne, il lago Maggiore non lontano ma ancora nascosto. Andrea Rossin, 44 anni, è ancora mattina presto, impugna un coltello e pugnala mortalmente i figli Giada, 13 anni, e Alessio, 7 anni. Con lo stesso coltello, poco dopo, si toglie la vita. L’ex compagna e madre dei suoi figli arriva sul luogo del delitto, scoprendolo per prima: avrebbe dovuto portare Giada e Alessio a scuola.

Il movente di una simil tragedia? Il desiderio di vendetta per la fine di una relazione. E la paura, ingiustificata si ricostruirà poi, di perdere la custodia dei figli.

Arriviamo a una settimana fa: la bussola dell’irrazionalità criminale punta verso il sud della provincia e reca a Samarate. Alessandro Maja ha 57 anni, è un geometra che si occupa di interior design. Ha una moglie, quasi coetanea, e due figli: un’adolescente, Giulia, 16 anni, e un giovane uomo, Nicolò, 23 anni. La notte si confonde con il mattino quando Maja, con un martello, si accanisce sul corpo della consorte, mentre dorme sul divano. Sotto la stessa arma, un piano di scale più in su, è Giulia a cadere, pur tentando invano di difendersi. Il terzo sulla lista è Nicolò: Maja però non finisce il “lavoro”, lo lascia, inconsapevolmente, tra una vita danneggiata per sempre e la morte. Il neo assassino esce quindi di casa, urlando la propria pazzia: i vicini lo sentono, il dramma diventa presto pubblico.

Il movente dietro a una famiglia sterminata? Si sta indagando, ma un particolare è già emerso dalle prime ore: la moglie di Maja, Stefania, avrebbe avuto intenzione di chiedere la separazione.

Il “caso Varese” hanno scritto i giornali al terzo squillo di una medesima, cruda e inaccettabile cronaca in soli quattro mesi nello stesso territorio. Ma davvero ci può essere qualcosa di endemico in una scia di lumi della ragione persi per strada? Davvero si possono affibbiare ruoli e responsabilità a un’entità geografica e sociale, trascurandone la complessità, come se la stessa possa generare mostri di tal fatta più favorevolmente di altre? Chi vive per trovare analogie può per una volta arrestarsi davanti al potere ineluttabile del caso?

Gli sforzi, più che sul “caso Varese”, andrebbero concentrati sul “caso uomo”. Tre tragedie, tre identiche incapacità morbose e letali di rifiutare la libertà altrui, in specie femminile: la libertà di prendere decisioni contrarie al proprio volere, alla propria felicità, alla propria visione della vita. La libertà altrui, oseremmo scrivere, persino di ferire, come può ferire una donna che decide di lasciare un uomo (e viceversa). Una libertà negata fino al punto di volerla cancellare con una violenza definitiva, persino contro sé stessi.

A Morazzone, Mesenzana e Samarate, provincia di Varese, Italia, mondo: dov’è finito l’uomo? L’uomo che ha perso il suo ruolo e pensa di ritrovarlo in una furia cieca, animale e mortale? Dove sono finite quelle montagne, una volta troppo alte da scalare?

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