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Cultura

MARIA E GIUSEPPE NELL’ARTE

PAOLA VIOTTO - 26/05/2012

L’affresco con la morte di San Giuseppe a Frascarolo

Può capitare che, girando per Varese, si alzino gli occhi dalle vetrine e  dall’andirivieni di gente sempre più frettolosa  per osservare  le facciate delle vecchie case del borgo. Può anche capitare di entrare in un cortile di casa antica, di villa o di cascina, sotto uno di quei portici interni che non si offrono volentieri alla curiosità  del primo che passa. E allora si scopre che nonostante il trascorrere del tempo, l’incuria, l’indifferenza, il Varesotto offre ancora un patrimonio di  affreschi devozionali collocati sulle case e sulle strade, nei luoghi dove si svolge la vita. E talvolta un lumino o un mazzo di fiori, anche vistosamente artificiali, testimonia il perdurare tenace della devozione.

Tra tutte le immagini quella della Madonna nelle sue varie  tipologie – Addolorata, Immacolata, Assunta, Madonna del latte o Madonna di Loreto – è senz’altro la più diffusa, ma a partire almeno dal Seicento vediamo con sempre maggior frequenza la Sacra Famiglia: Maria e Giuseppe che vegliano sul piccolo Gesù. È un soggetto, che sin dal suo primo apparire nell’opera dei grandi artisti del Cinquecento, dal Tondo Doni di Michelangelo alle innumerevoli versioni che ne ha dato Raffaello, è  destinato di preferenza non agli altari delle chiese, ma  ai quadri da appendere nelle camere da letto o agli affreschi  negli spazi domestici. I personaggi sacri si offrivano come protettori della vita personale e famigliare, contrappunto visivo  alle giaculatorie che invocavano per la salvezza dell’anima Gesù, Giuseppe e Maria. Ma erano anche un modello  possibile di  santità coniugale, che tra l’altro valorizzava fortemente il ruolo della figura paterna, dando a San Giuseppe un’importanza del tutto particolare.

Non che questo santo non comparisse anche precedentemente nella rappresentazione di scene evangeliche: Sposalizio della Vergine, Natività, Adorazione dei Magi, Fuga in Egitto, sono tutti soggetti che prevedono la sua presenza  tra i protagonisti e che a ben vedere riflettono momenti della vita di ogni famiglia: matrimonio, nascita,  rischi e difficoltà dell’esistenza. Ma la rappresentazione della Sacra Famiglia è cosa differente, non una semplice narrazione, ma un  esempio su cui meditare, tanto più efficace in quanto  espresso in forme semplici e affettuose.

E per rendere questa famiglia divina  ancora più vicina alla sensibilità di fruitori che vivevano in genere in famiglie allargate e multigenerazionali, in alcuni casi venivano aggiunte le figure della nonna, cioè Sant’Anna, come si vede ad esempio in un affresco vicino alla chiesa del Carmine a Luino, oppure Elisabetta cugina di Maria,  con  il piccolo San Giovanni. E si inventavano scene nuove, non comprese nei Vangeli ma molto coinvolgenti, come la Morte di San Giuseppe, di cui abbiamo esempi sia in Valcuvia sia in  Valceresio.

Il livello stilistico di queste opere varia enormemente. Alcune riprendono, con qualche ingenuità o scorrettezza formale, i modi pittorici di artisti famosi, o  interpretano diligentemente e onestamente in chiave popolare il linguaggio in voga nel proprio tempo. Altre però rivelano personalità di  pittori bizzarri e originali, capaci di creare accattivanti fumetti sacri.

Che dire dell’affresco di Brusimpiano,  meritoriamente restaurato dalla Pro Loco, dove una Madonna dal piglio di massaia lombarda regge precariamente il   piccolo Gesù pronto a lanciarsi tra le braccia di un santo che la devozione popolare identifica con Giuseppe, ma sulla cui identità si potrebbero avanzare molti dubbi? Chi l’ha dipinto, e che ha affrescato anche altre edicole sacre in paese, amava i colori vivaci e le forme semplici, e non si è fatto problemi a raffigurare Gesù Bambino nudo e sgambettante, come un monello di paese. Ha usato un linguaggio senza tempo, tanto da rendere impossibile una datazione, ma possedeva un sicuro mestiere.

Decisamente naif l’ignoto che ha dipinto la Morte di San Giuseppe sull’esterno  di un gruppo di case rustiche di fronte al Castello di Frascarolo presso Induno. Il santo ormai vecchio giace a mani giunte sul letto di morte, sostenuto da un angelo. Maria è inginocchiata ai suoi piedi mentre  Gesù lo conforta.  Di certo il volonteroso illustratore non merita neppure il titolo di pittore, ma il significato del dipinto, per chi lo guardava pensando alla morte di una persona cara, andava ben oltre il valore artistico dell’opera.

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