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Chiesa

SICCHÉ NON SONO PIÙ DUE

MASSIMO CRESPI - 15/06/2012

Partito di là, si recò nel territorio della Giudea e oltre il Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli l’ammaestrava, come era solito fare. E avvicinatisi dei farisei, per metterlo alla prova, gli domandarono: “È lecito ad un marito ripudiare la propria moglie?”. Ma egli rispose loro: “Che cosa vi ha ordinato Mosè?”. Dissero: “Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di rimandarla”. Gesù disse loro: “Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma all’inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola. Sicché non sono più due, ma una sola carne. L’uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto”. Rientrati a casa, i discepoli lo interrogarono di nuovo su questo argomento. Ed egli disse: “Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio contro di lei; se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio”. (Marco 10, 1-12)
Più chiaro di così! Il matrimonio per l’uomo, dall’inizio della creazione, cioè da sempre, è l’unione tra due generi: il maschio e la femmina; soltanto “per questo”, per questa differenziazione esistente nella natura creata, “l’uomo lascerà suo padre e sua madre” e si unirà senza potersi più separare ad un’altra creatura umana. Solamente se si riconosce quest’originale diversità tra sessi ci si può sposare, poiché sposarsi significa farsi “una carne sola”, compenetrarsi, completarsi vicendevolmente. Questo è ciò che dice Gesù, che la Chiesa riporta sostenendo le coppie eterosessuali nella vocazione matrimoniale; ed ordinando loro di non divorziare perché separerebbero la sola carne e, smembrandola, l’annienterebbero: “L’uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto”.

Chi legittimamente sostiene l’accoppiamento omosessuale si pone fuori dal dettame cristiano, non aderisce al richiamo della Chiesa, la quale esprime e ribadisce ciò che Dio vuole; e lo fa decisamente e senza dubbi, forte della Parola divina, chiarissima a proposito. Ogniqualvolta si desideri coniugarsi servono due persone con caratteri sessuali complementari, in grado di colmare la propria limitatezza sovrapponendola ad un’altra per farne qualcosa di compiuto, generando qualcosa di non finito: la propria discendenza. Procreare è fine definitivo dell’unione carnale tra due persone, le quali lasciano la loro famiglia di origine: “l’uomo lascerà suo padre e sua madre”, per una nuova famiglia che diviene l’entità garante della vita, poiché la sola senza lacune e difetti, capace di realizzare l’opera generativa. Non v’è qualcosa di sostitutivo così perfetto come la famiglia, non v’è nessun surrogato od apparato che possa generare, procreando, senza fallire per le sue mancanze e le sue carenze d’ordine strutturale e metafisico, costituzionale e spirituale.

Ancora, Dio chiama misteriosamente quella donna, quell’uomo, perché si sposino per sempre e una volta, confermando l’unicità di quelle carni che decidono di congiungersi così che quella coppia sarà la sola consacrata alla santificazione; quella e nessun altra composta dal medesimo singolo coniuge, fatta eccezione per una nuova, dovuta alla morte corporale del singolo la quale scioglie definitivamente dai legami della carne e non impedisce di stringerne di nuovi dove fosse necessario per perfezionare la via alla santificazione personale.

Ma se “Dio li creò maschio e femmina” allora non ci sono generi differenti, identità transgender? Il diverso non esiste? Possiamo pensare che tutti noi siamo diversi, che la multiforme diversità appartenga ad ogni individuo nella misura in cui s’avvicina d’istinto alla propria stessa genitalità. Accade che sessualmente ci si attragga appartenendo allo stesso sesso per mille motivi, in particolare perché somigliandosi, conoscendosi in profondità, non ci si fa troppa paura; sappiamo quanto conti la paura nell’attualità delle persone che si muovono sempre più con accortezza, con ansia. Allora non si tratta nel concreto mai di morbosità, di malattia: l’omosessuale, maschio o femmina, ci corrisponde e siamo noi qualora la nostra pulsione carnale ricerca qualcuno che ci è maggiormente vicino, vicino per modo di vivere e di sentire. E perciò, oltre che per motivi d’ordine educativo o ambientale, per questa sana psicologia siamo omosessuali quando ci piace stare con le persone del nostro stesso sesso, godendo della loro presenza, del loro contatto, dell’erotismo sprigionato naturalmente. Diversa questione è quel godimento consapevole, ragionato, deciso, stabilito da tutti i punti di vista; accettato come naturale, ma anche desiderato nella piena consapevolezza, nel deliberato consenso.

Nei somatismi come nelle relazioni individuali possiamo dire non vi siano solo due generi sessuali biologici, ma milioni. Se esiste il maschio al 100% o la femmina “pura”, consideriamo pure l’esistenza del maschio al 50,1% o della femmina all’identica percentuale. Questi ultimi individui in percentuale posseggono caratteri dell’altro sesso come nessuno; come nessuno quindi lo conoscono, lo interpretano, gli possono volere bene. Mettersi insieme è cercare di colmare nell’unità le proprie differenze e se queste sono dello 0,1%, come nei casi detti, probabilmente sarà più facile convivere nel matrimonio. Di certo, chi più somiglia all’altro sesso più sa trattarlo con l’intesa di chi possiede entrambe le metà del mondo conosciuto, o quasi.

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