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Attualità

NEI GIARDINI DI FRATE SOLE

SERGIO REDAELLI - 15/03/2013

Il “giardino di Frate Sole” tra i ruderi del conventino sul monte San Francesco

“Va e ripara la mia Chiesa che sta rovinando”. Francesco, il nome scelto da papa Bergoglio, richiama alla mente la misteriosa voce che indicò al Poverello d’Assisi la chiamata di Cristo e i rapporti che ebbe con il papa Innocenzo III che diede il primo sigillo non scritto all’Ordine francescano (la Bolla con l’approvazione ufficiale seguì nel 1223 con il successore Cencio Savelli, papa Onorio III). Secondo alcuni storici, l’elezione di Innocenzo III, al secolo Lotario della potente famiglia dei conti di Segni, giovane di soli trentotto anni, va considerato il primo vero conclave della storia, per la prima volta si tenne infatti la “oratio de eligendo pontifice” e per la prima volta furono distribuite le schede elettorali.

L’elezione avvenne l’8 gennaio 1198 e il progetto di questo severo papa politico che s’impegnò ad allargare le proprietà temporali della Chiesa, che promosse la quarta Crociata e perseguitò gli evangelici Albigesi, fu la riforma disciplinare del clero corrotto e secolarizzato. Convinto assertore della teocrazia, cioè della supremazia del potere spirituale su ogni altra forma di potere, riorganizzò la struttura della curia e andò incontro allo spirito di povertà del movimento francescano anche se nessuno, forse neppure lui, poteva prevedere l’importanza che l’ordine di Francesco avrebbe assunto in futuro.

 “L’agitarsi delle popolazioni campestri nella difesa contro le prepotenza feudali – scrive Agostino Saba nella “Storia della Chiesa” – trovava alimento sano nell’eloquenza di un esempio mai veduto, quello di Francesco che predicava l’amore verso Dio e verso le creature, il distacco dalla ricchezza, l’eguaglianza di tutti i fratelli nell’unico vero padre Iddio”. Ma sotto Innocenzo, i predicatori rischiavano di essere accusati d’eresia se non innestavano la loro opera nella disciplina cattolica, il figlio di Pietro Bernardone lo intuì e durante un viaggio a Roma sottopose al papa la Regola che intendeva applicare alla nascente comunità monastica.

Innocenzo misurò subito la grandezza del proposito e l’approvò nel 1209 dopo aver sognato un uomo umile, narra la leggenda di Tommaso da Celano, che sorreggeva sulle spalle la pericolante basilica di S. Giovanni in Laterano (l’episodio è rappresentato nel ciclo degli affreschi giotteschi nella Basilica superiore di Assisi). Dall’Umbria a Varese, sulle pendici del Campo dei Fiori il nome dell’autore del Cantico delle Creature rivive oggi nei ruderi archeologici dell’antico convento che per oltre due secoli fu attivo sul monte San Francesco che sovrastava il borgo di Velate, dove i pellegrini salivano per giungere al santuario di Santa Maria del Monte, sull’altro versante della valle del Vellone.

Con l’andar del tempo fu abbandonato. Nel 1574 Carlo Borromeo lo visitò constatandone il degrado e ne sospese le celebrazioni liturgiche, ordinando una serie di riparazioni. Il Conventino non fu più restaurato, forse anche per la peste che si abbatté sulla Lombardia o forse perché a partire dal 1604 s’incominciò a costruire il viale delle Cappelle con i fondi della comunità e le donazioni d’importanti famiglie varesine. I muri del convento francescano furono in gran parte demoliti e le pietre riutilizzate come materiale di costruzione a Santa Maria del Monte. Il luogo cadde nell’oblio e la chiesa fu sconsacrata. Dal 2002 il sito archeologico fa parte del progetto “I Giardini di Frate Sole”.

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