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Sport

PREMIO A SANDRO GAMBA

ETTORE PAGANI - 15/03/2013

Come e perché il vice-profeta giunse a Varese non è facile a dirsi. Vice-profeta perché il guru, il profeta numero uno del basket milanese, si chiamava Cesare (Rubini) e non Sandro (Gamba), il suo vice, appunto.

Una gerarchia stabilita da fonti ufficiali. Altre, invece, ufficiose finché si vuole ma forse più attendibili, sostenevano che l’aspetto tecnico più importante delle scarpette rosse fosse proprio affidato alle cure del ritenuto vice più aggiornato in fatto di opportunità cestistiche e più erudito anche sul basket made in Usa.

Resta il fatto che, nell’ambiente del basket nazionale, si faticò non poco a capire come un irriducibile simmenthaliano avesse deciso di fare rotta su Varese dove – cestisticamente parlando – regnava la più accanita avversaria dello squadrone milanese; avversaria fresca di successione, con il marchio Mobilgirgi, a quello Ignis.

Ai piedi del Sacro Monte Gamba, con l’amico Bruno Arrigoni in qualità di DT (coppia passata alla storia come “il gatto e la volpe”) approdò nel 1973 e nessuno nella città giardino arricciò il naso (magari per via della provenienza milanese), posto che le capacità di Gamba erano più che note anche in zona varesina. E l’interessato non tardò a rassicurare tutti vincendo subito – con i colori proprio degli sportivissimi fratelli Girgi – lo scudetto 1973/74 e, tanto per gradire, la Coppa dei Campioni a Nantes. Niente male come presentazione.

Le conferme vennero in Coppa (Anversa 74/75 e Ginevra 75/76) mentre, negli stessi anni, in campionato, ci si dovette accontentare (per modo di dire) del secondo posto.

Risultato inverso nell’anno successivo (76/77) con il primo posto in campionato e il secondo in coppa a Belgrado.

Il più che lusinghiero bilancio di un coach di gran livello è stato riproposto ai tifosi varesini con la consegna di una targa offertagli dalla Pallacanestro Varese domenica 3 marzo al Palazzetto nel corso della partita tra Cimberio e Caserta, accompagnata da un’ovazione meravigliosa e più che meritata.

Un premio a chi ha saputo tenere in vetta, dopo la grande Ignis, il nome del basket varesino e, insieme, un premio alla capacità e serietà dell’uomo.

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