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Attualità

PARCHEGGIO SOTTO SCACCO

SERGIO REDAELLI - 20/09/2013

L’architetto Ovidio Cazzola, gran paladino della bellezza del Sacro Monte insidiata da “nuove nefandezze”, ne ha fatto una questione di principio: il parcheggio alla Prima Cappella non s’ha da fare. Come è possibile collocare un autosilo, scrive in un’accorata lettera alla Prealpina, con accesso e uscita su due curve stradali a raggio ristretto? Come è possibile realizzare un cantiere di lunga durata con scavi in roccia e uso probabile di esplosivi bloccando anche l’accessibilità verso il monte? Quali sono le ragioni, si chiede ancora, per le quali si vogliono spendere somme assai più ingenti di quelle che si dovrebbero affrontare realizzando l’autosilo a fianco di piazzale Montanari?

Osservazioni condivisibili. Perché costruire un parcheggio che non è carne né pesce lontano dalla stazione di partenza della funicolare? È facile immaginare che il progetto sposato dalla giunta non risolverà il problema delle perdite del trenino a fune che nel 2011 ha bruciato oltre centonovemila euro, con soli cento giorni d’apertura; né quello delle code al Sacro Monte nei giorni festivi perché ha soltanto novanta posti-auto. Rischia inoltre di provocare nuovi problemi ambientali, viabilistici e finanziari con l’inquinamento costante provocato dal viavai dei camion e le difficoltà d’accesso per un anno e mezzo di lavori. Inoltre il costo inizialmente previsto di 2.350.000 euro è già lievitato a 2.970.000 ancora prima di iniziare, un rincaro non indifferente in questi tempi di crisi che potrebbe giustificare la rinuncia al progetto.

Sono in molti a pensare che la soluzione giusta per il parcheggio dovrebbe ricollegarsi alla storia di Santa Maria del Monte e tenere conto delle scelte fatte in passato per non incorrere nella solita commedia all’italiana di disfare oggi ciò che si è fatto ieri. Il Sacro Monte è figlio della genialità dei tanti uomini straordinari che lo immaginarono da padre Aguggiari a Giuseppe Sommaruga, da monsignor Macchi agli imprenditori Limido, Garoni e Biroldi che furono gli strateghi della Varese turistica a cavallo fra l’otto e il novecento. Si legge nei libri di storia cittadina che il primo ramo della funicolare fu inaugurato il 6 maggio 1909 e che nei primi otto mesi d’esercizio registrò centomila viaggiatori, confermati negli anni successivi.

Altri tempi, certo. Chiusa nel 1953 e sostituita dal servizio d’autobus, la funicolare è stata riaperta nel duemila per contrastare l’assalto delle auto con una spesa di 6,5 milioni. Lo decisero le giunte Fassa e Fumagalli muovendo proprio dal rispetto della storia di Varese di cui la funicolare fa parte insieme all’assetto liberty dell’area. In origine il tram arrivava fino alla stazione di partenza della funicolare e se allora si favorì la rotaia a scapito della gomma, perché ripudiare oggi quella scelta ecologica?

Costruire il parcheggio vicino alla stazione del Vellone sarebbe d’incentivo all’uso della funicolare anche se c’è da superare la criticità del tunnel. C’è poi un’altra area, quella dell’ex pizzeria Prima Cappella oggi chiusa, di tremila mq, già servita da accessi in entrata e in uscita che, con un terzo della spesa prevista dal Comune, potrebbe ospitare un parcheggio a raso più capiente (cento posti-auto) e servizi igienici attualmente indecorosi per un sito Unesco. Ospita un immobile fatiscente di millecinquecento metri quadri che potrebbe essere demolito.

Si potrebbe infine completare l’opera collegando la stazione d’arrivo con il santuario attraverso una scala mobile o un tapis-roulant che risalga la via Bianchi trasportando chi non se la sente di salire a piedi. Si riscoprirebbe tra l’altro lo storico ingresso da cui transitavano i pellegrini prima del Seicento, prima che fosse costruita la Via Sacra. Il discusso progetto del parcheggio alla Prima Cappella interessa la via del Santuario e la curva che porta alla chiesa dell’Immacolata e all’arco del Rosario. È stato approvato da Palazzo Estense nel 2012 e i lavori partiranno tra pochi mesi. Per realizzarlo si dovranno sbancare con la dinamite cinquemila metri cubi di roccia. La spesa è finanziata da Regione (49%), Comune (40%), Provincia (10%) e Parco del Campo dei Fiori (1%).

Tra le voci contrarie che si levano sempre più frequenti contro l’invasivo piano di costruzione, Legambiente propone di spostare le risorse dal progetto del parcheggio al potenziamento del trasporto pubblico. Angela Surace, già sovrintendente del parco archeologico di Castelseprio e catalogatrice dei reperti nella casa-museo di Lodovico Pogliaghi, si preoccupa che esso non snaturi il luogo e rispetti l’habitat tutelato dall’Unesco. Altri temono che il parcheggio darà il colpo di grazia al trenino rendendo definitivi i conti in rosso e chiedono d’inserire la funicolare nella voce Trasporto Pubblico Locale per accedere ai finanziamenti regionali.

Ma se la funicolare perde soldi e resta chiusa due terzi dell’anno, con che faccia si può chiederli?

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