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Sport

PALLONI DI PLATINO PER MESSI E RONALDO

ETTORE PAGANI - 01/11/2013

Apertura di Coppa. Neanche male per i nostri. Bene, addirittura, per il Napoli peraltro facilitato nel compito e da rivedere in situazioni di maggior impegno. Risultati, dunque, tutti aperti (sempre Napoli a parte) frutto di giochi sostanzialmente equivalenti quanto a qualità.

Pur senza essere eccelso il Milan non ha patito un Barcellona parente discretamente lontano da quello di non molto tempo addietro. Non lo ha patito segnando una rete con la complicità di una pollastrata difensiva degli avversari: una rete non certo paragonabile alla magia sul pallone posta in atto da Messi sul gol del pareggio.

Messi ancora e sempre Messi dunque. Sopra di qualche spanna agli altri nel suo compito di sistemare le cose. Qualcuno dovrà pur decidersi a inventare il pallone di platino per distinguerlo dagli altri lasciando da parte, per favore e una volta per tutte, il paragone con Maradona, visto che il platino del blu-granata non sarebbe mai stato aiutato a splendere dalla chimica.

Ancora e sempre Messi e ancora e sempre Ronaldo che di un Real non stratosferico continua a essere il grande profeta. La storia del pallone particolare non guasterebbe neppure per lui. Una furia scatenata non solo per tocco di palla ma anche quanto a gambe. Per stargli vicino sarebbe occorso un Mennea dei tempi d’oro e non certo la lunga e lenta falcata di un Chiellini. Lui – Ronaldo – tre spanne su tutti e i suoi compagni così e così. Tanto da non fare, certo, sfigurare una Juve pur in inferiorità numerica.

Insomma tra italiani e spagnoli (per modo di dire), quanto a gioco, sostanziale parità e quanto a Barcellona e Real sempre parità. Anche e soprattutto tra i due rispettivi campioni.

Quanto al Napoli bene ma in un lavoro decisamente facile. Tutto da rivedere.

Così, comunque, a un sommario esame si ha una prima sensazione che lascia posto all’idea che ci sia una sorta di reciproco rispetto che forse meglio sarebbe individuare con il termine di “quasi paura”.

Il calcio guardingo e in tono minore visto nelle prime partite a questo può fare pensare. Ovvio che in simili situazioni mentali il gioco non possa mai trovare giovamento e allora si spiegherebbe anche – come si diceva – una generale semimediocrità di comportamenti. A meno che – e la cosa non è affatto da escludere – i pericoli non vengano da altre direzioni. Da zone, cioè, in cui l’italiano e lo spagnolo non siano precisamente le lingue madri.

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