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Cultura

SERENI, POETA LOMBARDO

SERGIO REDAELLI - 10/01/2014

Un racconto inedito di Piero Chiara sulla storia della navigazione del lago Maggiore (con nota al testo di Federico Roncoroni che lo conserva nell’archivio privato di Como) e un’indispettita lettera di Vittorio Sereni al critico letterario e saggista Luciano Anceschi, colpevole di averlo accomunato ad altri poeti in una riduttiva “linea lombarda”, nella ricostruzione attenta e scrupolosa di Gianmarco Gaspari, docente di letteratura italiana all’università dell’Insubria: sono due fra i più gustosi contributi della ventunesima edizione di “Terra e Gente. Appunti e storie di lago e di montagna”, la rivista della comunità montana Valli del Verbano curata da Serena Contini.

Colpisce questo Sereni un po’ snob che scrive una lunga e piccata lettera al curatore dell’antologia “Linea Lombarda”, pubblicata dall’Editrice Magenta di Varese nel 1952, infastidito perché Anceschi sembra ridurlo al rango di poeta lombardo nella scelta del titolo e dei contenuti della raccolta e, nello stesso tempo, si vergogna all’idea che Anceschi renda di pubblico dominio queste sue – diciamo – piccole preoccupazioni (“Preferisco che tu non ne parli: è una lettera privata, una confessione di molte cose che non si dicono al primo che capita…”) e che lo fanno apparire in qualche modo ingrato verso la sua musa ispiratrice, Luino.

Fra le altre curiosità dell’edizione 2013 di “Terra e Gente”, spicca l’articolo che la stessa curatrice, Serena Contini, dedica al Piero Chiara politico, “all’eclettico intellettuale e letterato – scrive – che esordì come giornalista agli inizi degli anni Trenta spaziando, nei suoi contributi, dalla poesia alla letteratura, dall’arte alla politica”. Il romanziere, d’idee liberali, esordì pubblicando riflessioni d’argomento politico negli articoli apparsi su L’Avvenire del Verbano tra il 1932 e il 1934 e nel corso degli anni salì fino alla vicepresidenza nazionale del Partito Liberale Italiano (la Contini ne ha parlato, di recente, in una conferenza a Villa Recalcati).

Il comune denominatore di questo numero della rivista è però la celebrazione di un centenario, il 1913, anno di nascita di Chiara e Sereni ma anche data di morte – o che segna importanti avvenimenti – nella vita di altri personaggi varesini di riguardo, a cominciare dal pittore Vincenzo Ferrario (1913-2008) di cui Federico Crimi racconta l’amicizia che con i fratelli Ede e Nino lo legò proprio a Piero Chiara; e da Franco Rognoni (1913-1999), pittore milanese di nascita e luinese per sensibilità di cui Edoardo Maria Castelli ricorda un simpatico aneddoto che, ancora una volta, vede protagonista il celebre scrittore: il suo esordio a Luino, diciottenne, in una mostra collettiva, fu bollato da Piero Chiara come “bisognoso d’incoraggiamento a migliori risultati”.

Il 1913 accomuna due sacerdoti e un famoso medico. Del primo, don Agostino Nagel (1913-1985), prevosto di Luino fino a due anni prima della morte, lo storico Pierangelo Frigerio fu allievo al collegio di Tradate, parrocchiano e collaboratore e qui ne tratteggia la vita e le opere anche sulla base dei ricordi personali. Il secondo è don Valentino Gambi (1913-2002), un umile figlio della Valle Veddasca che divenne dirigente delle Edizioni Paoline e fu per questo definito “l’editore di Dio” da Angelo De Simone. Ne scrivono Mauro Catenazzi ed Emilio Rossi, mentre Giuseppe Armocida ritorna con Roberta Serra sulla figura del neuropatologo varesino Angelo De Vincenti (1848-1913), fondatore della neurologia italiana.

Daniele Cassinelli e Sergio Redaelli rievocano le figure di due scultori varesini, maestri nell’arte funeraria. Silverio Martinoli (1830-1913), di Bedero Valcuvia, fu allievo di Lorenzo Vela e godette in vita di grandi consensi in Europa mentre Enrico Cassi (1863-1913), di Cavagnano, è ricordato anche per aver scolpito il monumento ai Fratelli Cairoli a Pavia e altre opere risorgimentali. Francesca Boldrini traccia infine un vivace ritratto di Annie Vivanti, poetessa e cantante di cui, nel 1913, furono date alle stampe alcune romanze. Chiudono il numero le rubriche In punta di penna di Maurizio Miozzi e l’Album fotografico di Francesca Boldrini ed Elsa Damia coo n le rare immagini del piroscafo Torino trasformato in motonave, di comitive in visita nella Grotta Remeron e del furto della Gioconda a Parigi per mano del valcuviano Vincenzo Peruggia.

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