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Sport

PANCHINE E POLTRONE “MOBILI”

ETTORE PAGANI - 07/03/2014

Non confondiamo il valzer con altri ritmi. A fil di logica il primo dovrebbe avere una sua cadenza relativamente lenta mai frenetica. In quel di Varese sembra si siano sovvertite le regole – almeno quanto a valzer delle panchine – lasciando posto ad altri ritmi molto più veloci.

Ha dovuto adeguarsi anche Fabrizio Frates, coach di una Cimberio veramente stucchevole alla vista. Se vogliamo il ritmo forzato è arrivato anche in ritardo poiché a Frates, a veder bene, le cose non erano mai filate lisce fin dall’inizio facendo, peraltro, seguito a due allenatori che, pur avendo ottenuto ottimi risultati, avevano dovuto fare fagotto. Se Pillastrini, infatti, aveva fatto bene, Vitucci era andato ancor meglio eppure sia l’uno che l’altro armi e bagagli hanno preso la via dell’autostrada lasciando un eccellente ricordo alla città giardino.

Non si sa, invece, se altrettanto buono sia stato quello che loro si sono portati via. Perché quando tutto va bene sotto il profilo tecnico un addio dovrebbe essere illogico e se arriva lascia sempre qualche sospetto.

Ora relativamente al rendimento di Frates sospetti non ne possono esistere. Del resto il massimo nella sua pur lunga carriera cestistica non l’ha proprio mai ottenuto. Resta, però, da vedere se l’insuccesso varesino non sia ripartibile con terzi: tanto per intenderci con squadra e – perché no – con la società.

Date per scontate le colpe di Frates anche la squadra non è mai stata efficiente quanto a singoli e, tanto meno, nell’assieme. Ora, torna evidente che sul rendimento della seconda alcuno avrebbe potuto rinvenire l’insufficienza tecnica del coach ma che una volta accertato lo scarso valore dei singoli (con qualche sporadica eccezione), trovare l’alchimia per far funzionare il complesso non sia proprio roba da ridere.

Si è schierato al via, insomma, un complesso inefficiente con tanto di acquisti sbagliati. E quindi viene a galla l’insufficienza tecnica anche della dirigenza non al massimo in fatto di gestione. Ha fatto tanto per stimolare i tifosi (offerte e richiami di vario genere figurine comprese): faccende di colore ma non certo importanti sotto il profilo tecnico. Insomma il “cuore di Varese” merita rispetto ma nello sport occorre anche la testa: il cuore non basta. Sono organi che hanno funzioni diverse: con riflessi l’uno sulla passione, l’altro sulla competenza. Vanno bene entrambe, ma la seconda è indispensabile.

* * *

In materia non è che si scherzi anche sull’altro bianco-rosso: quello del calcio.

Qui, addirittura, si fanno le cose in grande visto che, se a far fagotto non bastassero gli allenatori, ci ha pensato, qualche tempo addietro, anche il Presidente Rosati lasciando ai suoi colori d’affezione solo il rosso e sostituendo il bianco con il blu genoano.

Non si sa con precisione se Rosati sia stato consigliato a respirare l’aria sicuramente benefica delle acque liguri o quella spesso piuttosto tempestosa dell’amico Preziosi. C’è chi propende per quest’ultima ipotesi pensando, probabilmente, che il vento del Sacro Monte spiri in maniera troppo tranquilla rispetto alle esplosioni vulcaniche delle “preziose” magie. O – se si vuole – che Preziosi abbia addirittura più dimestichezza con i miracoli che non il nostro bellissimo Santuario.

Tutto incerto e tutto da spiegare.

Sicuro è, invece, l’incremento, da un certo tempo a questa parte nella nostra città, di tifosi sampdoriani.

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