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Sport

GRANATA DI IERI E DI OGGI

ETTORE PAGANI - 16/05/2014

Li avevo visti giocare a San Siro in un anticipo di campionato programmato proprio per favorire la trasferta che doveva segnare la fine di una meraviglia calcistica che vestiva un granata che più splendente non avrebbe potuto essere. Si chiamava Torino. E quando si definisce questa squadra una meraviglia non si lascia posto nemmeno a un pizzico di esagerazione.

Poche le formazioni – al mondo, sia chiaro, senza, dunque, limiti nazionali – che fossero in grado di praticare un gioco così magistralmente praticato e così concretamente portato a termine quanto a risulti eccezionali.

Li avevo visti a San Siro contro l’Inter impegnati in un incontro che anche fosse terminato in parità avrebbe assicurato, con una cucitura sempre più resistente, anche per quell’anno, uno scudetto che tendeva ad assumere sempre più le caratteristiche di una proprietà privata. La partita finì su uno 0-0 che consentì a Bacicalupo di lucidarsi con la manica della maglia quel segno tricolore che portava sul petto. Un gesto, peraltro, garbato e legittimo, che interisti presenti tra cui, ovviamente, chi scrive, avevano dovuto volenti o meno, digerire.

Dunque concluse – nel campionato italiano – la magica serie di eventi di prestigio granata fu cosa naturale, dopo quel 4 maggio 1949, data della tragedia di Superga, recarsi su quella collina per un ultimo e postumo saluto. E sul luogo l’omaggio fu portato (nel corso, per la verità, di una spedizione ippofila con meta l’ippodromo di Mirafiori) da un interista accompagnato da un juventino sfegatato come Pinuccio Molteni entrambi uniti nella tristezza di un ricordo ma anche nella stima di una grande gloria. Una gloria che ora, con i dovuti limiti nel raffronto, sta riaccendendo la brillantezza dei colori granata con il bel Torino – delizioso a vedersi – che Ventura ha saputo ricreare per la gioia dei suoi tifosi.

Con tutto il dovutissimo rispetto alla grande impresa bianco-nera espressa da una terna invidiabilissima, non guasta pensare che i tifosi del Toro sentano ancora risuonare l’eco di quel canto ritmato di una volta “Torino era ed è granata”. Può tornare oggi per merito di una nuova schiera di giovani talenti proprio anche come ricordo di una musica calcistica mai scomparsa.

 

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