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Chiesa

DA ROMA A LEGGIUNO A PIEDI

ANNALISA MOTTA - 06/06/2014

“Eccoli, arrivano!” …”E la fiaccola? Chi la porta?” …”Ma il don, dov’è?”

L’oratorio di Leggiuno,  stipato di gente,  accoglie l’arrivo dei tedofori che a passo di corsa, ancora baldanzosi nonostante i 700 chilometri calpestati,  approdano  alla meta venerdì scorso  dopo dieci giorni di cammino con la fiaccola in pugno. La fiamma, passata di torcia in torcia e di mano in mano, era stata accesa a Roma  da Papa Francesco in persona  mercoledì 21 maggio dopo l’udienza generale, risalendo poi la penisola a tappe di 50/80 chilometri al giorno, mentre i corridori si avvicendavano in un andirivieni organizzatissimo.

Perché mai un’idea così affascinante e un poco  balzana? “La fiaccolata votiva” spiega don Walter Brambilla, parroco della  comunità pastorale dei Santi Primo e Feliciano “ è stata voluta come   passo importante per la ridedicazione dell’oratorio al beato Piergiorgio Frassati,   un santo “giovane”, capace di affascinare  i ragazzi: non per niente siamo partiti di qui proprio il 20 maggio, anniversario della sua beatificazione”: alle 5,30 del mattino   due pullman di pellegrini lasciano infatti Leggiuno per assistere il giorno seguente all’ Udienza generale del Papa, ripartendo  immediatamente. Chi rimane invece è un gruppo di coraggiosi – giovani e non più giovani – che, scortati da due pulmini e un’ auto, iniziano proprio da Roma  il lungo percorso a piedi lungo l’antica via Francigena, quella che i pellegrinaggi  medievali seguivano per arrivare all’Urbe.  Un viaggio tra Lazio, Umbria, Toscana, Emilia Romagna e Lombardia, che si è rivelato ricchissimo di bellezza: quella dei luoghi attraversati, quella dell’amicizia tra i partecipanti, quella dell’ospitalità vivace e attenta che le parrocchie, i conventi, i comuni toccati dal cammino (spesso si dormiva in una palestra) hanno dimostrato verso i pellegrini.

Chi ha partecipato è tornato con il cuore nuovo.

“Non è stata una maratona sportiva” tiene a precisare don Walter “né ricreativa, ma ‘votiva’: segno  di un impegno e di una promessa che offriamo al Signore perché ci aiuti nel cammino oratoriano che ci aspetta”.  Anche le torce richiamavano a questo, lungo il cammino: ognuna di esse era stata offerta da una famiglia con un’intenzione particolare, scritta in un biglietto che veniva letto a ogni cambio di mano,  una sorta di sponsor “spirituale” altrettanto indispensabile degli sponsor veri e propri – tutti del paese –   che hanno consentito  in concreto il realizzarsi  del progetto.

Aggiornati in tempo reale grazie a Facebook, tutti i parrocchiani di Leggiuno, Arolo e Sangiano hanno potuto seguire il gruppo dei corridori lungo la strada, condividere i momenti più belli e quelli più difficili, gli incontri imprevisti e i piccoli contrattempi; così, il rosario recitato ogni sera dalla comunità aveva sempre un’intenzione per loro. “Sono rimasto colpito” conclude don Walter” dall’idea che questa stessa via è stata percorsa per secoli da pellegrini come noi, con la stessa fede e lo stesso grido a Dio, pur in condizioni diversissime: un intreccio di stili nuovi a antichi che è  il simbolo di una Chiesa sempre in cammino”.

 Nelle foto alcuni momenti della fiaccolata

 

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