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Società

EDUCAZIONE DEL “DISAGIATO”

ROBERTO BOF - 04/07/2014

Come l’attività motoria anche l’educazione si impara da piccoli. Più passa il tempo e meno si acquisiscono proprietà e insegnamenti. Le compensazioni le lasciamo al buon Dio o a chi per lui. Crescere i bambini basandosi sul talento non basta. È necessario educarli senza sconti. Anche se hanno la pelle scura e sono nati a Palermo o parlano con accento bresciano o sono nati a Bari vecchia. Sane sberle da piccoli con lacrime dolci come prevenzione delle lacrime amare che inevitabilmente si verserebbero da adulti.

Così come il migliore amico non è chi ti abbraccia e ti bacia ogni cinque minuti, genitore modello non è chi si immola sul motto “ma sono bambini!”, oppure “hanno avuto un infanzia difficile”. Di disagiati nati e cresciuti in un ambiente più o meno difficile, più o meno tragico, è pieno il mondo. Solo che restano dei disagiati perché non hanno piedi in grado di governare una palla. Tempo fa, ma neanche tanto, un bambino vivace poteva anche finire legato su un lettino con un pezzo di gomma in bocca e due tamponi alle tempie attaccati alla corrente con la conseguenza di trascorrere il resto della sua vita in un manicomio. Oggi vale tutto. Si giustifica e si trova una causa per tutto. Ma possibile che coloro che Guccini aggiungerebbe nella sua “Avvelenata” come “professionisti eletta schiera che si vende alla sera (in tv) per un po’ di milioni, voi che siete capaci fate bene ad aver le tasche piene e non solo (come noi) i coglioni”, non sappiano per il bene comune trovare e indicare una via di mezzo?

Giampietro, figlio di una storica prostituta varesina e padre sconosciuto non è cresciuto in un ambiente facile. In collegio lo porta una vicina di casa e lui vede gli altri bambini accompagnati da mamma, papà, nonni. Il pomeriggio di Giampietro è fatto di abbecedario e solitudine. Le serate e le notti di sogni per ciò che un bambino può sognare crescendo così. Eppure Giampietro supera le scuole elementari e medie fino – sempre utilizzando i risparmi della mamma e consigliato da un suo professore – a iscriversi alle superiori serali superando a pieni voti l’esame di maturità. Crescendo trova lavoro, si fa degli amici ma non lascia la casa dove vive con la mamma ormai anziana e da curare. In pochi anni diventa amministratore dell’azienda dove ha iniziato a lavorare fino a quando qualcuno o qualcosa l’ha fermato. Qualcuno o qualcosa al quale in quegli anni era difficile dire di no. Un male che l’ha colpito dove nonostante tutto Giampietro era stato capace di far nascere e crescere idee e sogni. Nella sua breve vita nessuno gli ha fatto sconti perché “ha avuto una infanzia difficile”.

Non sono stati pochi i genitori dei suoi compagni alle elementari che vietavano ai figli di frequentarlo per la professione della mamma. Per esser promosso ha dovuto studiare. Per arrivare a poter chiedere ha dovuto prima dare. Considerazione e rispetto li ha dovuti sudare. Nessuna velina l’ha preso all’amo. Non è stato studiato e dibattuto in tv. Tanto meno a qualcuno è venuto in mente di realizzare il plastico della sua casa. È nato, cresciuto e per il poco cha ha vissuto è stato uno dei tanti esempi di chi prima di chiedere dà, accontentandosi di essere messo in condizione di poter dare. Non esistono i diritti e i doveri di categoria. Esistono i diritti e i doveri della persona. Nessuno decide dove e come nascere ma una volta nato deve avere pari diritti e doveri. Che sia nero, giallo o rosa (di bianchi non ne ho mai visti; neanche gli albini lo sono), nato a Palermo, a Bari vecchia o sotto l’altare del Duomo di Milano. È ovvio che tra una clinica in occidente e una capanna in Burundi ci siano differenze. È scontato che chi sgambetta dopo il primo compleanno e chi invece ha davanti una vita in carrozzina abbiano priorità e necessità diverse. Sconti no. Diritti e doveri.

Invece, la colonna sonora del film “Ipocrisia” inizia prima ancora del primo vagito: ginnastica della mamma per preparare l’uscita, il bambino piange perché ha fame, il latte in polvere è più pratico del latte materno, lo lascio fare perché è un bambino, non gli dico niente perché ha l’età della stupidera, non si può dirgli niente perché ti risponde come un cane, che si arrangi ormai è grande, quell’uomo lì, ovunque sia nato e comunque sia cresciuto è un idiota. Fine. Unica variante: i piedi. Se nasci con due piedi capaci di generare anche solo un bel tiro in porta, che tu nasca a Palermo, a Bari vecchia o sotto l’altare del Duomo di Milano sei esentato dai doveri e hai sempre e comunque in tasca una tessera sconto.

 

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