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Sport

GIOCHI ALTERNI E GIOCHI DEFINITI?

ETTORE PAGANI - 07/11/2014

interSi parlava di contagi. In quanto a sperare che il virus da crescita della pallacanestro Varese (meglio una definizione nota che una che apre uscita da uno scioglilingua marziano) partita maluccio in pre-campionato e buona, invece, all’avvio avesse contagiato anche la Yama. Purtroppo pare che contagio vi sia stato ma quanto a rallentamento dei baldi cestisti bianco-rossi in contemporanea e, senza dissolvenza di qualche perplessità sul momento attuale delle cosiddette “farfalle”.

Si è – dunque – ancora, in piena attesa. Un po’ come a prendere esempio dai calciatori di serie A che, in vetta al campionato, si presentano con sistematica alternanza.

Meno sicuro, rispetto a quello dell’anno scorso, il cammino della Juve (pur disponendo di un autentico battaglione di campioni) e incerto anche quello dei giallo-rossi che dopo una partenza da far pensare male (agli altri) si sono, almeno in parte, ridimensionati.

Crisi totale e senza tentennamenti, invece, quella delle milanesi tanto da non esistere minima parvenza di lotta, tra l’una e l’altra, per la supremazia in peggio.

Quanto all’Inter sembra, poi, si vada ripetendo quella sorta di beneficenza calcistica cui la società non è nuova visto che anche, in passato, non ha mai mancato di correre in soccorso dei bisognosi se del caso distribuendo anche boccate d’ossigeno a chi si trovava in situazione di accentuata asfissia. Neroazzurri dunque, ancora una volta, impiegati in opere di sostentamento.

Si dà, peraltro, il caso che i suoi tifosi, evidentemente poco propensi alle opere di carità, non abbiano mai gradito. Sì che anche quest’anno non hanno, appunto, mancato di accompagnare le prove della squadra con concerti di fischi da far concorrenza alle stupende melodie del coro massimo teatro.

Ora si dice che si stia chiedendo conto a Mazzarri di quel che succede e che cominciano a farsi largo ultimatum concreti. Il fatto è che Mazzarri libero docente nella specialità di invenzione di gioco non è mai stato il che fa pensare che difficilmente potrà, ora, improvvisarsi tale.

In fondo – senza pretese né boria – un po’ profeti eravamo stati pure noi quando scrivendo del passaggio del toscano dal Napoli all’Inter avevamo sottolineato che Mazzarri era uomo di costruzione di squadre; che non era mai stato qualificato, cioè, per fare quello che occorreva all’Inter: un allenatore capace di mettere assieme una squadra sostanzialmente tutta da inventare.

Nell’Inter – evidentemente – a questo non si è pensato. Adesso gli ultimatum – per la verità – su tutta San Siro nerorossazzurra per non far torti a nessuno, anche perché le panchine di entrambi i mister milanesi emettono cigolii sempre più rimarcati, sinistri e tendenti a non presagire alcunché di buono.

Così, a spanne, si ha la sensazione di quelle panchine tipiche delle stazioni ferroviarie, in cui si attendono treni. Solo in partenza, però. Sta a vedere quale arriverà per primo. Se la freccia nerazzurra per Mazzarri o quella rossonera per Inzaghi.

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