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Sport

DA MOGGI A MAROTTA

ETTORE PAGANI - 03/04/2015

marottamoggiParlare di Moggi e della sua vicenda giudiziaria potrebbe apparire ridondante ora che la Cassazione si è espressa sul suo caso e che, di conseguenza, più o meno tutti i giornali stanno riprendendo il fatto o lo hanno già ripreso.

È, però, lecito dire che il diretto interessato bene avrebbe fatto a evitare dichiarazioni di sorta. Il diretto interessato, appunto, che prima si era orientato su un ben più logico silenzio ha, poi, ritenuto di rilasciare qualche dichiarazione – fortunatamente stringata (almeno quello) – ai microfoni della televisione.

La puntualizzazione va fatta perché una volta che la Cassazione abbia stabilito – così come ha stabilito – che i “reati sono stati commessi” ma estinti per prescrizione, l’autodefinitasi all’inizio dell’indagine “brava persona” bene avrebbe fatto a sorvolare su tutto tenendo la bocca ermeticamente chiusa. O credeva, forse, Moggi che la prescrizione, in quanto estintiva del reato, equivalesse a una gradevolissima assoluzione? Magari nel suo concetto assolutorio più pieno e cioè quello dell’insussistenza addirittura del fatto?

Moggi sa benissimo che, salvo che per qualche minor questione di contorno i fatti attribuitigli sono stati tutti confermati. E giustamente, la Federazione ne ha preso atto per bocca dell’ “ex” Abete con ampia soddisfazione sul proprio operato.

Meglio avrebbe fatto, dunque, il personaggio a limitarsi a una robusta e sostanziosa “sfregata di mani” per avere evitato i danni che lo scontare della pena gli avrebbe procurato tralasciando commenti.

Che, poi, l’opinione pubblica abbia precisato che i giocatori juventini i traguardi raggiunti li hanno conquistati sul campo è fatto che non si cancella: altro sono i giocatori e i tifosi, ed altro è la società ed i dirigenti.

Del resto i trofei sul campo i bianconeri li hanno conquistati con pieno merito ma anche con assoluta limpidezza anche quando al posto del predecessore è subentrato il “Signor” Marotta. E certamente – questi – è una persona per bene.

Per chiudere è pur necessario ribadire quanto detto in apertura e cioè che il senso di queste righe non può certo essere quello di tornare su fatti arcinoti e super discussi ma quello di sottolineare come nulla serva di lezione consentendo di far seguito a un comportamento vergognoso con l’aggiunta di dichiarazioni di commento che un minimo senso di pudore avrebbe potuto e dovuto evitare.

Ma tant’è anche da certi personaggi sono state scritte le vicende del calcio. E purtroppo visto quel che succede anche oggi, proprio in casa nostra, sembra che la cosa sia tutt’altro che finita.

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