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Sport

ARCELLI: PROFESSIONE E NOBILTÀ

ETTORE PAGANI - 10/07/2015

Lezione del professor Arcelli a Coverciano

Lezione del professor Arcelli a Coverciano

Venne ad un certo momento, nello sport, a ritenersi opportuno un approfondimento della preparazione atletica impostandola non solo sul movimento del corpo ma con razionale preparazione scientifica del fisico di ogni atleta con lo studio delle caratteristiche e della corporatura applicandosi un lavoro non solo basato su criteri definibili ruspanti e frutto delle conoscenze generali. E venne il Prof. Enrico Arcelli. Portò una cosa diversa, appunto, dal solito. Lui come profondo studioso della materia – sui libri ma anche praticamente – per dare una svolta alla lezioncina di turno, alla corsa più o meno veloce, a quel rituale movimento per un necessario ma un po’ primitivo scioglimento dei muscoli.

Era tutto questo – di norma – di sostanziale pertinenza dello stesso allenatore che alle più o meno profonde nozioni di tecnica calcistica abbinava quelle di preparazione fisica. Ovviamente per quanto l’esperienza più che la dottrina e una scienza potesse consentirgli.

Con Arcelli tutto questo andò graziosamente gambe all’aria.

Preparazione fisica, va bene ma con raziocino e non solo con presenza all’aria aperta ma con strumenti opportuni e preziosi per studiare la reazione del corpo.

Qualcosa del genere (e si era agli inizi) aveva già fatto nel nostro territorio il dott. Piero Modesti uno dei primi medici specializzato nella medicina sportiva dedicatosi, però, prevalentemente al ciclismo presente come fu (in buona parte quale medico della Bianchi) ai più importanti eventi ciclistici: Giro d’Italia e Tour de France e il resto.

Arcelli, invece, fu più noto, in terra nostrana, per l’apporto sia al basket che al calcio, specialità quest’ultima in cui si era espresso anche tale professor Oliva di cui rimase nelle menti il proverbiale “No es problema” che, invece, qualche problemino lasciava in essere. Professor Oliva che lasciata Varese e tornato in Argentina divenne addirittura medico della Nazionale del suo paese.

Delle qualità professionali di Enrico Arcelli tutto già si sapeva: la sua triste scomparsa le ha solo – giustamente – riproposte.

Ma il professor Arcelli merita anche di essere ricordato forse e, soprattutto, per la squisitezza della sua indole, la sua signorilità che sempre è bene ricordarlo contraddistinguevano il suo lavoro. Era quella la sua personalità che non si smentiva mai, che tale restava anche in un’opera in cui qualche sferzata poteva trovar posto.

Lui rimaneva signore in tutto e con tutti. In questo contando anche quel Begnis, suo cognato, con cui Enrico spesso aveva collaborato.

È bello ricordare Enrico Arcelli per le sue immense capacità, ma chi lo ha ben conosciuto non può fare a meno di ricordarlo anche come libero docente in fatto di stile.

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