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Opinioni

AZIONARIATO POPOLARE PER IL VARESE CALCIO

DANIELE ZANZI - 17/07/2015

orgoglio

Stadio Franco Ossola, 7 giugno 2012

Proprio mentre mi accingo a scrivere questo contributo giunge la notizia che le flebili speranze di restare legati al calcio professionistico sono evaporate sotto la canicola di queste giornate estive. Fallimento, dunque; ben più doloroso, nei modi e nei tempi, dei due precedenti nella storia ultracentenaria dei colori biancorossi.

C’è chi, alla notizia,esulterà; c’è chi, animato da sacro furore catartico e autopunitivo, vedrà nel fallimento una sorta di purificazione e già inneggia, duro e granitico, alla rifondazione con nuovi uomini – ma saranno poi veramente tali ? Oppure c’ è chi è già pronto a ripartire con una squadra già allestita e già regolarmente iscritta nel campionato di serie D.

Non esulto e non mi rallegro; anzi, trovo che la scelta – forse pilotata e certo obbligata – cui si è giunti oggi sia una vera jattura in termini economici, sociali e d’immagine non solo per lo sport, anche per l’intera città.

Penso a tutti gli onesti lavoratori – i magazzinieri, gli impiegati, gli artigiani che per anni hanno lavorato in silenzio e con amore – e che non vedranno probabilmente più un quattrino.

I giocatori quelli no, non perderanno nulla, così come i dirigenti.  I loro stipendi saranno riconosciuti, le fidejussioni ci sono già allo scopo. Dovranno solo cercare un’altra squadra in cui accasarsi e di sicuro la troveranno; la loro fuga, materiale ma soprattutto morale, era peraltro iniziata già da tempo quando la barca iniziava ad affondare; i giocatori, alcuni dei quali indagati per essersi venduti per due miseri denari, hanno le spalle sempre e comunque coperte : un’altra squadra, altri colori da onorare, uno stipendio nuovo, magari più alto; forse – e ne dubito – una categoria professionistica più elevata.

 Il capitale giocatori sarà dunque garantito ( per loro ), ma il capitale umano di una società – quello poi che realmente conta – ovverosia tifosi, strutture, settore giovanile – no di certo. E chissà quanto tempo ci vorrà a ricostituire,a ricucire, a riacquistare fiducia e credibilità.

Il tifoso è stato spremuto, illuso, sbeffeggiato in maldestri tentativi fatti nel miraggio di un salvataggio con la discesa in campo di uomini inaffidabili e privi di credibilità, spuntati non si sa come a Varese, senza che nessuno ne controllasse le credenziali e l’onorabilità. Un teatrino è andato in scena per oltre due anni e ha visto come colpevoli attori anche chi avrebbe dovuto fare sentire la propria autorità e influenza politica.

Anche parte della stampa locale si è dimostrata silente e acquiescente, incapace di vedere e denunciare quando era tempo ; anzi osannando a pieni titoli le dubbie figure che hanno gestito il disastro per poi scaricarle bellamente quando l’amara verità emergeva.

Eppure solo tre anni fa campeggiava sui muri dello stadio un enorme striscione Siete l’orgoglio di una città: erano i tempi della finale playoff con la Sampdoria, del Franco Ossola di nuovo colmo come un uovo, della passione di una città intera. Un piccolo miracolo di provincia: era bello, anche per chi di calcio non ne voleva sapere, immedesimarsi in quei colori, in quelle atmosfere, in quella certezza che anche lo sport avrebbe potuto giocare un ruolo nel rilancio di una città. E invece la caduta è stata pesante, non solo per la sua celerità,ma soprattutto per i suoi modi. C’è modo e modo di alzare bandiera bianca.

L’insuccesso sportivo ci può stare; si vince, ma si deve anche accettare con serenità la sconfitta. Ma non così, senza dignità,con un susseguirsi di voci, di potenziali improponibili investitori, dal pakistano accolto in tribuna con tutti gli onori anche dai massimi rappresentanti politici della città, ai libanesi, agli avvocati – non avvocati, ai treni presi all’ultimo secondo per correre a Roma ad iscrivere la squadra lasciando i tifosi con il fiato sospeso; dalle attese messianiche di inesistenti investitori ai continui punti di penalizzazione che deprimevano la fiducia di tutti.

Fallire per le troppe bugie raccontate,per Presidenti, messi perfino nelle liste elettorali regionali e poi finiti inquisiti per gravi reati fiscali, per quote societarie regalate e non acquistate, per Presidenti acclamati in Piazza Monte Grappa come salvatori della Patria e poi andati nel nulla oltreconfine lasciando la patata bollente da gestire ad altri. Fallire per i tanti nani, ballerine, portaborse, autorità e assessori presenti in tribuna – naturalmente a sbafo – quando le cose andavano bene e poi sciolti e scomparsi come neve al sole nelle difficoltà quando si sentiva puzza di bruciato.

Fallire per i pali delle porte segati e le scritte oltraggiose sul campo, per le pesanti intimidazioni attuate da un manipolo colpevolmente tollerato di facinorosi, per partite accomodate e vendute: una vera vergogna ed un’umiliazione che i tanti sinceri tifosi non meritavano!

Da atavico e assiduo frequentatore non solo del Franco Ossola, ma anche di molti campi di trasferta, in tutte le Serie e Categorie, con il sole e le piogge, la neve e le nebbie, vorrei qui farmi partecipe delle tante voci ascoltate sui gradoni, prima, durante e dopo le partite, udite al bar,in centro o in periferia e raramente espresse in pubblico. Il varesino è restio ad apparire davanti ai microfoni; magari poi è capace di sbottamenti o folcloristiche contestazioni ; di solito se ne sta zitto, ama e soffre in silenzio.

 Facce sconsolate e deluse prima e dopo le partite in questi ultimi anni al Franco Ossola; tanti mugugni,ma anche tanto amore e supporto.

Ecco i tifosi, quelli veri, sono il vero capitale di una società ed è da questi che bisogna ripartire se ve ne sarà l’occasione e verrà data loro la possibilità. I tifosi debbono entrare a gestire direttamente la società perché non faranno mai qualcosa per speculare, per guadagnare, per interessi privati.

Azionariato popolare dunque e non solo uno o più deus ex machina che rilevano oggi le quote e i gloriosi colori e non i debiti e le sofferenze. Bisogna ripartire dal nostro capitale umano, anche con la presenza di pesanti e sostanziosi soci alle spalle,ma non senza l’indispensabile contributo dei tifosi investiti di pari dignità e influenza. Sarà la migliore garanzia perché certi sconci a Varese non possano più accadere.

Ripartiamo dunque con nuove idee e forme; io sono disponibile e ci sarò e con me tanti altri,ne sono sicuro!

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