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Sport

VARESE CHE IGNORÒ DI NATALE

ETTORE PAGANI - 23/10/2015

di nataleNon sono in molti a ricordarlo anzi addirittura pochissimi ad averlo saputo. Totò Di Natale, allora illustre sconosciuto, era finito – non si sa come – a Varese dove non fu preso nella benché minima considerazione dai tecnici del momento.

Ci pare logico lasciare da parte i nomi degli autori di una gaffe calcistica di rilevanza sensazionale. Tanto più rilevante anche perché le sue doti il giocatore seppure – ovviamente- in minor misura rispetto al successivo trascorrere del tempo, le aveva messe in evidenza.

Doti, queste, che erano pur percepibili sì che chi scrive, quando seppe che il giocatore sarebbe stato libero di andarsene con compenso economico per la società cedente praticamente inesistente, ebbe ad esprimere il proprio parere contrario senza pretese, ovviamente, di intuizioni supertecniche.

Il discorso amichevole con il trainer (educata ed eccellente persona) fu decisamente breve e sbrigativo. All’affermazione testuale del sottoscritto: “Ma mister questo è un giocatore di calcio” seguì – come risposta – un gesto della mano decisamente significativo e utile ad evitare ogni prolungamento del colloquio.

La storia successiva la conosciamo. Ceduto inizialmente (se male non ricordo) al Viareggio, fu trasferito, di successo in successo, all’Empoli per accasarsi definitivamente all’Udinese attraverso passaggi in Nazionale non frequenti, per il vero, come avrebbero dovuto essere in rapporto alle sue eccellenti prestazioni in campionato. Prestazioni esaltanti e, giustamente, esaltate da tutte le fonti di diffusione sportiva e quant’altro.

Per completare il quadro il direttore sportivo del momento, responsabile per la sua parte della cessione, trovava scuse ripetendo, all’occasione, un monotono “Ogni volta che vedo … gli dico: se ti vede Pagani per Di Natale …”. Lasciando da parte la sua dose di responsabilità con quell’aver evitato di opporsi alla cessione.

Scelte sbagliate che nel calcio (come, del resto in ogni sport) possono capitare anche se vanno rapportate alla macroscopicità. Rimangono senza scuse, invece, le pretese di addossare le responsabilità ad altri pur in presenza di un ovvio concorso di colpa.

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