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Sport

ANCORA SULL’IPPODROMO

ETTORE PAGANI - 13/05/2016

ippodromoMi piace riprendere l’argomento così ben trattato dall’amico Ambrogio Vaghi sulla fantomatica (il termine va preso alla lettera) situazione del progetto di trasferimento dell’ippodromo dalle Bettole alla zona lago di Varese.

Giustamente Vaghi ha sottolineato la sostanziale impossibilità di capirci qualcosa salvo la tesi di un’assai traballante ipotesi di mancato trasferimento per evitare ai cavalli la permanenza in una zona meno salubre che alle Bettole. Sicuramente più che l’imputazione alle nebbie, del trasferimento rimase solo ed esclusivamente “l’idea” assai nebbiosa pure quella.

Ai cavalli – ed ai relativi operatori – non sarebbero, semmai, stati graditi moscerini, zanzare e “tafani” ben alloggiati sulle vicinanze del nostro lago, soprattutto, nel periodo di svolgimento delle corse. Non fu certo questa la ragione del mancato concretizzarsi della cosa. Fu molto più semplice nell’assoluto permanere dell’“idea” nel limbo di un vago pensiero nato e rimasto nel nulla.

Dice bene Vaghi quando precisa che Zanzi (notaio d’eccellenza) subito si “tirò fuori” da ogni passo avanti il concretizzarsi dell’idea ai fatti.

Del resto la professione assai intensa di notaio mal si conciliava con tanti altri incarichi che a Zanzi furono assegnati sì da indurlo a non approfondire più di tanto la cosa nella sua qualità di Presidente dell’Azienda Autonoma di Soggiorno così come del resto fu per quella di Presidente della Canottieri Varese abbastanza ancorata in quei tempi più a riva che brillantemente spinta da solide remate.

Per cercare di approfondire il progetto della realizzazione dell’ “ideato” nuovo ippodromo, il sottoscritto, in compagnia dell’allora segretario della Varesina Corse Cavalli Gamberini, si recò una mattinata nello studio del notaio e dopo un lungo colloquio (appuntamento alle 10, fine della chiacchierata alle 13 con sala d’aspetto prima affollata e poi, ovviamente, deserta) non ci fu spiegazione alcuna tanto che chi scrive e Gamberini uscirono senza la minima capacità di avere contezza delle ragioni dell’impossibilità della cosa dopo avere sentito il notaio parlare nelle su quantificate tre ore. A questo si aggiunsero i grossi problemi per il sottoscritto per mettere assieme un articolo per la Gazzetta dello Sport. Insomma con il nulla nella mente si era entrati e nell’identica situazione si era usciti maturava sempre più, comunque, il pensiero – che il progetto fosse frutto di un’ “idea” ma che a tale termine non si sarebbe mai dato seguito di fatto. Per la verità qualcosa di concreto fu fatto: un plastico della futura realizzazione e basta!

Fu proprio davanti a questo progetto che in una giornata di disputa del Gran Premio Città di Varese il sottoscritto insieme ai maggiori giornalisti ippici del momento Luigi Gianoli (Gazzetta dello Sport) e Sergio Giubilo (telecronista) si trovò nella palazzina dell’azienda autonoma di soggiorno per dare un’occhiata al plastico. Al compiacimento delle due eccellenze del giornalismo non corrispose il minimo entusiasmo da parte del sottoscritto uscitosene, allora, con la testuale seguente affermazione: “Io non vedrò mai la realizzazione di questo progetto. Mai lo vedranno neppure i miei figli”. Seguì una certa meraviglia da parte dei due amici meno conoscitori dell’ambiente locale e di come stessero procedendo le cose al riguardo della realizzazione del progetto né tanto meno di trasferimento dell’ippodromo.

Alla frase testualmente trascritta in quella occasione cui facevo cenno aggiunsi: “Ne avrei più che a sufficienza di aggiornamenti e modifiche degli impianti attuali con buone trasformazioni”.

Quelle che arrivarono per merito di quel magnifico Presidente della Varesina che fu Carlo Curti che gli ippofili locali non finiranno mai di ringraziare anche nel ricordo.

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