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Souvenir

LINO, BENDE E PATATE

ANNALISA MOTTA - 05/05/2017

impaccoQuesta pazzissima primavera, condita da tossi e raucedini,  mi riporta un profumo  strano e scomparso: l’odore dolciastro e leggermente rancido dei semi di lino cotti in cucina per la cura più efficace, quando a  noi bambini veniva  la “costipazione” (come si diceva allora). La mamma metteva  sul fornello  semi e acqua, li bolliva e  ne faceva una bella pappetta che spadellava in uno straccio pulito, chiuso a fardello.  L’aria si saturava di quello strano aroma, e noi cominciavamo a piagnucolare. Perché la medicina funzionava solamente bella calda, anzi bollente.  Quatta quatta la mamma arrivava in camera,  e senza pietà la  appoggiava sullo sterno del malatino: una bella polentina fumante  che lasciava un cerchio rossastro sul petto, neanche fosse lo scudo di Superman, anzi, visti gli anni, di Nembo Kid.

Inutili le proteste, più brucia più fa bene, ma poi la pietà materna  prevaleva,  e  l’involto si sollevava  per una soffiata rinfrescante, e si procedeva così, metti-e-togli, togli-e-metti,  per una ventina di minuti.  Un’applicazione al giorno, e il catarro era debellato in meno di una settimana. O almeno si sperava.

Meno invasiva ma assai più scomoda la cura per il mal d’orecchie e di denti: patate crude affettate sottilissime, distribuite  ordinatamente in un fazzolettone che si arrotolava  a mo’ di salame, e che  ci legavano intorno alla testa e sotto il mento, con effetto esteticamente notevole. Il guaio era che te lo dovevi  tenere ben stretto  tutto il giorno, perché le patate dovevano avere il tempo di sviluppare  l’effetto antinfiammatorio, e notoriamente i tuberi non sono molto intelligenti.

Un rimedio più singolare e astruso, ma assolutamente miracoloso, l’avevamo scoperto per caso una notte, quando le ginocchia mi facevano un male cane, e la diagnosi era: male di crescita. Cioè, che ci vuoi fare, tientelo.

Gira che ti rigira nel letto, il lenzuolo si avvolge stretto stretto sulla gamba, e Il dolore si attenua e quasi scappa via.  Ci riprovo la notte seguente, con uno strumento più tecnologico – una benda – e la cosa continua a funzionare. O meglio, ha continuato a funzionare finché di crescita si trattava. Con i  malanni  della mezza età,  è tutto un altro discorso.

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