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Cara Varese

GELO DELLA MEMORIA

PIERFAUSTO VEDANI - 19/05/2017

delponteDa Angioletta Vedani a Michelangelo passando per Leonardo: si attenuano se non si oscurano i segni, il cuore della Varese dal generoso passato verso la sanità. Attraversando poi… il Ponte del Sorriso,formidabile fondazione pediatrica,non va ridimensionato in qualche misura neppure Filippo Del Ponte: a volte mi è sembrato di intravedere una sorta di rivincita sul misogino che nell’atto costitutivo della sua opera benefica, la cui gestione era destinata ai Fatebenefrsatelli di Milano, volle escludere le donne dalla fruizione di una importante iniziativa sociale.

Dopo anni di splendide e impensabili battaglie in sede di bilancio oggi nel nuovo, entusiasmante polo pediatrico devono avere il loro posto anche la randellata al nonno Filippo e il gioioso “Fatti più in là” stile sorelle Bandiera alla Angioletta che nel 1957 impose l’apertura dell’ospedale alle donne. Insomma un aggiornamento dell’amarcord che dovrebbe pure comprendere

oltre alla citazione della generosità dei varesini che hanno fatto un sorriso da tre milioni di euro al nuovo Del Ponte, anche quella di coloro che hanno piegato i cuori aridi dei moderni (??) gestori della nostra sanità.

Sono semplici appunti di cronaca relativi a una iniziale realtà sanitaria piccola, con eccellenti staff medici, ma non in linea dal punto di vista “alberghiero” con altri reparti già al tempo in cui era ospitata al Circolo.

Soprattutto se i politici locali e lombardi manterranno gli ultimi importanti impegni presi il nuovo ospedale per bimbi e mamme prestissimo sarà il polo d’avanguardia immaginato e promesso alla nostra comunità.

Il Del Ponte ripensato è il risultato finale di una iniziativa nata e sviluppatasi grazie a una battagliera volontaria, Emanuela Crivellaro, sulle barricate sin dal 1992, alla quale si deve anche la Fondazione “Ponte del Sorriso”.

Il progetto realizzato sarebbe stato da primato mondiale se il nuovo edificio fosse stato collocato in un’area più adatta, ricca anche di verde e tranquillità, adatta ad accoglierlo, vicina ma indipendente e ben separata da un altro ospedale, il Circolo, la cui rifondazione pure eseguita in loco, annega ancora a sua volta nel cemento cittadino oltre a essere stata da subito insufficiente in ordine alle esigenze assistenziali del territorio.

L’oasi verde per strutture sanitarie decentrate ma facilmente accessibili era ed è pronta da tempo a Bizzozero: è stata presa in seria considerazione solo decenni or sono,poi finì nel dimenticatoio.

Oggi Palazzo Estense vuole fare della nostra cara Varese un grande riferimento nazionale e internazionale dell’ambiente perché ha veri tesori, tra i quali però non potrà annoverare come meraviglie ecologiche le sue più importanti strutture sanitarie.

Ancora una volta riaffiora una generale incultura urbanistica e in particolare quella, ancora più inaccettabile, che va contro la storia della Città Giardino. E’ una eredità pesante dell’ultimo trentennio che ci siamo visti appioppare dai governi di casa nostra e regionali. Sono stati errori che hanno anche inevitabilmente intaccato la dimensione dell’assistenza sanitaria ai cittadini.

La signora Crivellaro in un documento inviato ai mass media locali ha ricostruito l’intera vicenda del nuovo Del Ponte.

La lettura del documento è istruttiva e illuminante, ci ricorda perfettamente il basso profilo della filosofia assistenziale del Centrodestra e indirettamente fa capire le ragioni del declino politico e amministrativo di Varese: ogni volta infatti che sul tavolo c’era una questione sanitaria si lasciava, nel segno della perfetta e acritica sottomissione, ogni decisione ai poteri regionali. Che in tutta Italia hanno fatto rimpiangere quelli centrali, protagonisti di una strepitosa ricostruzione che aveva riportato a galla l’Italia affondata dalla follia della seconda guerra mondiale.

Per amore di Varese e della sua piccola ma bella storia con franchezza devo rilevare che nel dare spazio al nuovo nelle strutture sanitarie si è cancellato un passato mirabile,cioè le vicende del grande cuore della città che per un secolo ha portato ai vertici l’assistenza e le cure ai cittadini.Viste le diverse sensibilità e il diverso rapporto con i cittadini la situazione oggi è largamente rimediabile al Del Ponte, più problematica al Circolo, da anni amministrato a volte quasi con stile coloniale quando la sua storia dice che divenne un grande ospedale grazie alle donazioni miliardarie di eccezionali varesini, la cui memoria sarebbe stata poi onorata da altri strepitosi concittadini che gestirono al meglio le donazioni, oggi tutte sulla via del degrado,di una avvilente inutilizzazione.

Per la verità al “Circolo” una targhetta con tanto di dedica a gente indimenticabile di recente è stata pomposamente inaugurata. Per importanza mi è sembrata come quelle che si possono trovare all’interno del collo delle camicie da uomo se la rapportiamo alle donazioni che tutta Varese, non solo quella della sanità, ha ricevuto dalle sue più belle e generose famiglie.

Anche nel gelo della memoria che da decenni caratterizza l’azione dei proconsoli venuti ad amministrare le terre ai confini dell’impero milanese,si può individuare lo spazio per iniziative che non cancellino la nostra tradizione sociale e culturale in ambito sanitario.

Se non si vuole più ricordare con appropriate dediche padiglioni e reparti ospedalieri almeno si documenti con sistemi moderni la generosità dei varesini, che tra l’altro una volta veniva onorata anche con il rito di celebrativi quadri ad personam,oggetto di una annuale esposizione.

Oggi si può fare di tutto e meglio con la comunicazione gratuita e universale del web.

I siti internet del nuovo Del Ponte e del Circolo accanto alle informazioni tipicamente assistenziali possono documentare storia e protagonisti della loro istituzione.

A Varese c’è chi la conosce bene questa storia e all’Università ha pure insegnato quella generale della medicina.Ed è stato un eccellente assessore alla cultura di Palazzo Estense. E’ una vera garanzia per conoscenza e correttezza professionale.

E se questa storia di un patrimonio cittadino -Varese è stata da primato anche per la psichiatria grazie a una struttura innovativa- non la vogliono recuperare gli ospedali se ne può far carico il Comune a favore di tutti i cittadini e delle scuole.Le nuove generazioni potranno sapere che siamo stati di grande profilo e bene organizzati anche nella sanità, non solo nel lavoro e nello sport. Sarà uno stimolo per recuperare e difendere una grande tradizione cittadina finita nei polverosi solai del mondo politico.

 

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