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Sport

IL NIBALI MEDIOCRE

ETTORE PAGANI - 26/07/2019

vincenzo-nibaliFotografia sfocata quella di Nibali Vincenzo non certo ben riuscita nella sua presenza al Giro d’Italia. Che nessuno si accontenti, per favore di quello che ha fatto.

Lui, Nibali, quello che dovrebbe essere il campione numero uno del nostro ciclismo. Lui che alla partenza del Giro d’Italia era sicuramente e con assoluta fiducia considerato il netto e indiscutibile favorito non soltanto per la sua qualità, ma anche per la non abnorme forza dei suoi avversari e ancora per essersi presentato alla partenza della più importante prova nostrana con una preparazione accurata e precisa.

C’era tutto, insomma a rafforzare la sua candidatura al successo del cosiddetto “squalo siculo”.

Ha deluso tutti ed è stato l’unico ad affermare in un’intervista televisiva che “un secondo posto al Giro d’Italia non è cosa da poco”. Contento, insomma, e scontenti gli altri dimenticando di aver battuto un onesto corridore certo non insuperabile, ma soprattutto

dimostrandosi incapace di contrastarlo accontentandosi di studiare a fondo soltanto la ruota posteriore dell’apprezzabile e simpatico Carapaz.

Niente di niente da parte del nostro senza volontà anche per contrastare il successo dell’altro impegnato dall’inizio in una fuga certo non imprendibile. L’insoddisfazione dei tifosi è stata talmente evidente da trasformare l’applauso dovuto al vincitore Carapaz in quel di Verona in debolezza di conensi assoluta al contrario di quello che avrebbe dovuto essere un giusto riconoscimento.

E anche questo conseguenza della convinzione che Nibali avrebbe dovuto battere tutti.

Il siculo, che dà la sensazione di essersi sistemato economicamente più che aver a proprio desiderio il vincere, non certo sempre raggiungibile, ma da essere sempre miraggio sperato. Un concetto questo ancor più apparente al Tour dove il “nostro” dopo una posizione di classifica, agli inizi accettabile, ha dato la sensazione ancora di accontentarsi.

Altri i nomi dei campioni sempre in prima fila che si passi da Bartali a Coppi e Magni ad arrivare a Koblet e Kubler a Moser e Gimondi e continuare per la strada di Merckx , Bobet e Anquetil.

Tutti eroi delle corsissime a tappe.

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