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Attualità

TRUMP AVVERTE IL PAPA

SERGIO REDAELLI - 25/09/2020

L’incontro tra il Papa e Mike Pompeo avvenuto il 3 ottobre 2019

L’incontro tra il Papa e Mike Pompeo avvenuto il 3 ottobre 2019

Spinto dal bisogno di sedurre nuovi elettori, il presidente Trump se la prende con il papa colpevole di intrattenere rapporti con la Cina comunista. Donald mostra indirettamente i muscoli a un nemico più commerciale che ideologico (il mercato liberal della repubblica cinese la pone al secondo posto dopo gli Usa tra i colossi economici). E non si fa scrupolo di interferire nelle relazioni della diplomazia vaticana. O sei con me o sei contro di me, incarica il fido portavoce Mike Pompeo di far sapere al papa. Scordando che il pontefice non detiene il potere temporale dai tempi di Pio IX e che nel terzo millennio è interessato solo ad un pacifico apostolato cattolico.

Al centro del contendere l’accordo provvisorio (e in parte riservato) che il Vaticano siglò il 22 settembre 2018 con la Repubblica asiatica sulle modalità per la nomina dei vescovi. Il patto prevede da una parte che Pechino riconosca il papa come capo della Chiesa cattolica con il potere di nominare i vescovi, dall’altra che mantenga la facoltà di controllo sui nomi. L’intesa scade ad ottobre e va rinegoziata. E in vista del rinnovo il segretario di Stato Usa sarà a Roma il 29 e 30 settembre, vedrà Francesco e proverà a convincerlo a fare un passo indietro. Intanto manda avvertimenti su Twitter: “Se la Chiesa rinnoverà l’accordo – scrive – mette a rischio la sua autorità morale”.

Le ragioni della politica s’intrecciano con le questioni religiose. Il potente capo della diplomazia Usa, presbiteriano e con i bisnonni paterni di origine abruzzese, ha già incontrato il papa nel 2019. Ora gli chiede di schierarsi con Hong Kong e di difendere i diritti umani di chi si batte per l’autonomia dalla Cina. Ma il risultato della missione è tutt’altro che scontato. La posizione della Chiesa sui vescovi cinesi, ribadita di recente dal segretario di Stato Parolin, difficilmente cambierà per le pressioni che riceve. Il 20 aprile 2020 il Vaticano ha lanciato l’edizione cinese di Civiltà Cattolica, la rivista dei gesuiti. E il papa si è fin qui espresso con cautela nelle dichiarazioni pubbliche che riguardano la situazione nell’ex colonia britannica.

Trump pensa solo alle elezioni. Il presidente miliardario vuole portare dalla sua parte i cattolici Usa (il 23% della popolazione) e in particolare gli evangelici e gli ultraconservatori in vista del voto del 3 novembre per la conferma alla Casa Bianca. Un obiettivo che persegue con ogni mezzo. In questi giorni ha scelto una cattolica fondamentalista e antiabortista per la successione a Ruth Ginsburg, il compianto giudice baluardo dei diritti delle donne nella Suprema Corte di giustizia, che sposterebbe i rapporti di forza a suo vantaggio. I democratici chiedono di affidare la nomina a chi vincerà la sfida elettorale come voleva la Ginsburg e minacciano l’impeachment.

Ma il presidente in carica stringe i tempi. Sa bene che Joe Biden è cattolico, che è anzi il primo candidato presidente cattolico dai tempi di John Kennedy e prova a sottrargli una fetta di elettorato. Inoltre la Ostpolitik di Bergoglio proprio non gli va giù. L’America è impegnata in un duro scontro con Pechino sulla nuova tecnologia di rete mobile 5G, sui dazi commerciali, sulle reciproche accuse di spionaggio e sulla situazione di Hong Kong. Durante la visita a Roma Mike Pompeo ne parlerà anche con il governo italiano e cercherà di scoraggiarlo dall’accettare investimenti cinesi nelle strutture portuali della penisola.

Da mesi si parla di un possibile viaggio del papa nel Paese della Grande Muraglia. Nel marzo dello scorso anno, quando Xi Jinping venne a Roma per firmare il protocollo della Via della Seta, i giornali ipotizzarono un incontro, che poi non avvenne. Ma l’idea di un riavvicinamento con il Dragone è seducente dalle parti di S. Pietro, considerando che le relazioni diplomatiche sino-vaticane sono interrotte da settant’anni, da quando Mao prese il potere nel 1949 e il nunzio Antonio Riberi fu cacciato nel 1951. Per Francesco, la Chiesa cattolica ha una missione universale da compiere e deve dialogare con tutti, compresa la Cina dove vivono 12 milioni di cattolici.

I fedeli sono divisi tra le comunità non ufficiali, devote al papa, e quelle ufficiali raccolte nella Catholic Patriotic Association, gestita dallo Stato e indipendente dalla Santa Sede. I vescovi sono nominati dal governo di Pechino e non dal Vaticano come stabilisce il diritto ecclesiastico. L’accordo del 2018 potrebbe preludere alla ripresa di rapporti diplomatici ufficiali. Gli ostacoli sulla strada della distensione sono l’indipendenza di Taiwan riconosciuta dal Vaticano, i rapporti commerciali tesi fra Usa e Cina e la ingarbugliata situazione di Hong Kong. L’arcivescovo emerito di Hong Kong Joseph Zen accusa il papa di essere troppo morbido con la repressione cinese. E dal Vaticano, per lettera, gli è giunto il richiamo all’ordine.

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