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Attualità

NAUFRAGI, ERESIE

SERGIO REDAELLI - 10/12/2021

papa“Sei un eretico” ha urlato al papa, in visita ad Atene, un anziano vestito da prete ortodosso con tonaca, copricapo nero e lunga barba bianca. Non c’è da stupirsi che Bergoglio sia additato come miscredente, ribelle ai dogmi e alla dottrina, indegno successore di Pietro e del ruolo che occupa. Nell’era dell’uno vale uno tutto è in discussione, nulla è più certo. Non solo l’autorità morale del pontefice ma l’utilità dei vaccini, il rischio ambientale che corre il pianeta, la Shoà e perfino la missione umanitaria di Medici senza Frontiere, l’organizzazione nata nel 1971 per soccorrere chi moriva di fame nel Biafra stremato dalla guerra, oggi accusata di complicità con i trafficanti di esseri umani.

Per convincere gli scettici, i cinici e gli agnostici non basta che Medici senza Frontiere porti avanti progetti solidali in oltre 80 Paesi del mondo, che schieri più di 65 mila operatori sul campo e che nel 1999 abbia guadagnato il Premio Nobel per la pace. Ricordarlo è fiato perso. Così come non è sufficiente elencare le battaglie del pontefice argentino sul fronte del soccorso agli ultimi della terra, della pulizia interna al Vaticano, della difesa dell’ambiente per fare cambiare idea ai malfidenti e ai nemici di varia natura. Anzi, è forse lo spirito evangelico che anima il papa “venuto quasi dalla fine del mondo”, alfiere di una Chiesa di strada che aiuta e soccorre, a suscitare denunce e perfidie.

L’ultima frontiera è il drammatico esodo dei migranti a cui Francesco tende la mano sin da quando fu eletto nel 2013 e scelse l’isola dei profughi di Lampedusa come meta del primo viaggio ricordando “i morti in mare che cercavano una via di speranza”. Un dovere cristiano che il papa non si stanca di predicare e che si scontra con gli interessi delle roccaforti sovraniste e populiste della vecchia Europa, Ungheria, Polonia ma anche pezzi delle “civili” Italia e Francia. Nel viaggio di rientro dalla Grecia, Francesco affronta il problema: “Se avessi davanti un governante che impedisce l’immigrazione con il filo spinato gli direi che chi costruisce muri perde il senso della propria storia”.

“In Europa non c’è una linea comune ma i rappresentanti dei governi devono mettersi d’accordo – prosegue – Ogni governo deve dire quanti migranti può ricevere, è un suo diritto, ma va trovato il modo di accoglierli e integrarli perché rifiutando i poveri si respinge la pace. Se un governo non può andare oltre un certo numero, deve entrare in dialogo con gli altri Paesi e l’Unione Europea deve armonizzare la distribuzione. Se si manda indietro un migrante nel proprio Paese allora si deve integrarlo là, non lasciarlo sulla costa libica dove finirebbe in un lager. Non è facile accoglierli, ma se non risolviamo il problema rischiamo di far naufragare la civiltà”.

È un intervento di politica “etica” europea da capo di Stato, il sia pur minuscolo Stato della Città del Vaticano di soli 44 ettari, 450 cittadini e 221 residenti che del vecchio continente fa parte. Francesco rilancia la ricerca di una soluzione per superare lo stallo provocato dai litigi, dalle incomprensioni e dai veti incrociati della politica ufficiale. Il messaggio è chiaro. Il pontefice vuole un’Unione Europea capace di governare insieme i flussi migratori senza respingere nessuno. È il suo modo di interpretare il servizio pastorale e la ricerca del bene comune contro l’autoritarismo, gli interessi di bottega e la paura che genera consenso elettorale. Questa è forse eresia?

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