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Sport

STORIA D’UNA RIVALITÀ

ETTORE PAGANI - 16/11/2012

A quanto pare Max Biaggi – fresco vincitore del suo ultimo titolo mondiale – intende ritirarsi dalle competizioni. Un titolo, il suo più recente, contrastato non poco ma non per questo con minor soddisfazione.

Un bel campione che si ritira, dunque, la cui eccellente carriera accantona ogni critica conseguente a certa discontinuità di rendimento. Bravo, dunque, v’è da credere, anche nel giudizio di Valentino Rossi non precisamente simpatizzante del collega. I due della reciprocità di antipatie, del resto, non hanno mai fatto mistero. Più esplicito il Vale, sì che non sarebbe neppure occorsa la sua puntualizzazione di qualche tempo addietro in cui dichiarava che il Max non gli era mai stato simpatico vuoi per quel codazzo di “giornalisti romani” che in ogni occasione gli stavano introno (aggiungendo un significativo “io non sono romano”) vuoi per più di una scorrettezza ai suoi danni quando i due correvano nella stessa categoria.

Tutti sanno, comunque, che la rivalità diretta cessò solo quando Biaggi cambiò categoria sia chiaro per mille ragioni ma per una in più certamente: per non subire l’ormai consolidata superiorità del rivale. Troppo diversi anche i due caratteri: burlone il romagnolo, guasconcello il romano. Il primo a presentarsi al giro d’onore con una bambola di gomma gonfiata a bordo della moto, l’altro con la Naomi che l’aspettava ai box.

Antagonismo a parte resta pacifico che di fronte a due campioni un duplice inchino sicuramente si impone. Che poi quello per Valentino, secondo alcuni, potrebbe anche essere più profondo, non è da escludere. Max lascia l’agonismo, Vale lascia la Ducati. Con la quale l’amore non è mai scoppiato.

C’è chi dice che l’unico che ha trovato il feeling con la rossa sia stato Stoner. È vero. Ma anche con l’americano l’amore non è durato molto. Fermo restando che al tempo dello Stoner “ducatiano” la Ducati si presentava certamente più competitiva delle Honda e Yamaha del momento solo successivamente in fase di netto progresso.

Oggi non si sbaglia a dire che il difetto è nel manico. Che si chiama Ducati.

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