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Cultura

ALLE RADICI DELLA TOLLERANZA RELIGIOSA

PAOLA VIOTTO - 30/11/2012

Si è aperta a Milano la grande mostra su Costantino allestita a Palazzo Reale per ricordare il 17° centenario dell’emanazione di quello che ancor oggi chiamiamo “Editto di Milano” Con questo atto ufficiale i due Augusti Costantino e Licinio nel 313 d.C. diedero disposizioni che assicuravano la liceità del cristianesimo e di ogni altra fede religiosa in tutto l’impero romano.

Iniziava in questo momento non l’imposizione del cristianesimo come religione ufficiale  ma un’epoca di tolleranza religiosa, evidenziata dalla presenza di fedi e culti diversi, dalla tradizionale religione romana, ai culti orientali, all’ebraismo, al cristianesimo, la cui coesistenza è documentata in mostra da oggetti preziosi e straordinari, come la moneta che raffigura Costantino affiancato dal dio Sole. Soltanto più tardi il cristianesimo passerà dallo status di devozione lecita, ma privata, ad una dimensione sempre più pubblica, fino a divenire, con Teodosio e l’editto di Tessalonica del 380, religione ufficiale dell’Impero.

La mostra ci introduce in quel mondo complesso e vitale attraverso oggetti di altissima manifattura eseguiti per la corte imperiale affiancati a reperti appartenenti alla vita quotidiana, spesso inediti perché frutto di scavi recenti, come quelli che compongono la prima sezione. Qui viene ricostruita la fisionomia di Milano all’epoca in cui era capitale dell’Impero, sede di un palazzo imperiale di cui oggi restano scarse tracce e di un complesso episcopale che sorgeva nell’area dell’attuale Duomo. Esso comprendeva anche un battistero dedicato a Santo Stefano, che esiste ancora sotto la sacrestia nord della cattedrale, più antico di quello voluto alla fine del secolo da Sant’Ambrogio davanti alla facciata della chiesa e in cui venne battezzato Sant’Agostino. Uno degli esiti dell’editto del 313 fu infatti la nascita degli edifici di culto monumentali, a cominciare dalle grandi basiliche volute da Costantino e dalla madre Elena a Gerusalemme e a Roma.

La diffusione del cristianesimo in tutto l’impero è però anche documentata in modo impressionante da una moltitudine di oggetti d’uso su cui compare il monogramma di Cristo, messo in auge dallo stesso Costantino e formato dalle lettere greche chi e rho intrecciate. In mostra troviamo anelli, lucerne, lampadari, coppe, stoffe, pedine da gioco provenienti non solo da Roma, ma anche dall’Egitto, dall’Austria, dalla Slovenia, dalla Francia, dalla città tedesca di Treviri, patria di Ambrogio, o dal territorio di Aquileia

La diffusione del cristianesimo avvenne abbastanza presto anche nel territorio di Varese, visto che l’area situata tra Milano e i passi alpini aveva un’importanza strategica decisiva per la difesa della capitale e che spesso a diffondere la fede cristiana erano soldati provenienti dal Nordafrica, terra di precoce evangelizzazione. La vicenda di San Vittore “mauro”, soldato mauritano martirizzato in Lombardia ai tempi della persecuzione di Diocleziano pochi anni prima dell’editto di Costantino, è esemplare a questo proposito.

Sicuramente nel IV -V secolo esistevano anche da noi degli edifici di culto cristiani, così come esisteva almeno un luogo di culto del dio orientale Mitra, di cui sono state trovate le tracce ad Angera. Tuttavia i cambiamenti architettonici delle epoche successive ci hanno lasciato poche testimonianze del Varesotto paleocristiano, anche se gli scavi archeologici degli ultimi anni stanno portando alla luce i resti di edifici molto antichi al di sotto del pavimento di chiese di epoca romanica o rinascimentale. Il complesso più importante tuttora conservato almeno in parte è quello della basilica di San Giovanni a Castelseprio con il relativo battistero a pianta ottagonale, che viene fatta risalire al V secolo. Tra V e VI secolo è datato il Battistero di Riva San Vitale, oggi in territorio elvetico, particolarmente ben conservato, con una pianta che unisce il motivo simbolico dell’ottagono, che allude all’eternità, con quello del quadrato, che richiama invece al mondo terreno Meno famoso ma altrettanto antico è il battistero annesso alla chiesa di san Vittore di Arcisate, anch’esso ottagono, che in origine presentava sulle pareti delle nicchie purtroppo demolite nei secoli successivi. Ad Arcisate nel V secolo c’era già sicuramente un clero residente, come mostrano le lapidi funerarie che ricordano i due presbiteri Costanzo e Gaudenzio.

E molte altre epigrafi funerarie ci permettono di cogliere almeno qualche aspetto della vita di questi nostri primi antenati cristiani, dalla nobile Onorata morta a Velate nel V secolo, al bimbo Simpliciano di Varese a cui i genitori dedicarono una commovente iscrizione.

 (prima di due puntate)

nelle foto il battistero di Arcisate, i ruderi della basilica di San Giovanni a Castelseprio, il battistero di Riva San Vitale

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