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Editoriale

IL VESTITO NUOVO

fra GIANNI TERRUZZI - 07/01/2012

Da qualche giorno abbiamo inaugurato l’anno. Ogni partenza si presenta sempre come un vestito nuovo, all’insegna del mutamento. L’inizio è strettamente collegato al desiderio-speranza che le cose possano cambiare, che si possano risolvere problemi, annullare fatiche, far risorgere speranze.

L’esperienza della vita, quando si protrae nel tempo, rischia di dileguare o offuscare quello che di affascinante e gioioso racchiude ogni inizio. Quante cose abbiamo lasciato alle spalle, consumate e sepolte nel nostro passato! Segnati dalle nostre esperienze, non sempre entusiasmanti, potremmo permettere a questo nuovo inizio d’anno di nascere avvolto da una vena pessimistica. Di nascere male.

L’attuale momento di crisi, di cui tutti subiamo le molteplici ricadute, aggrava ulteriormente questo pericolo.

L’essere immersi in una società denominata “liquida” – nella quale i valori autentici, veri e duraturi sembrano scomparsi – non aiuta a dissolvere dubbi e a porci con un atteggiamento ottimista nei confronti del nostro futuro.

Con prepotenza si impongono domande come queste: dove andremo a finire? Cosa ci riserva il domani? Per che cosa vale la pena lottare e vivere? Quali sono i valori veri, irrinunciabili, indispensabili o comunque necessari a condurre una vita umana degna di essere chiamata tale? Dobbiamo forse negarci la carità di quella luce, magari fioca e tenue, capace di donarci un briciolo di speranza foriera di almeno un frammento di gioia? E cadere in un cupo pessimismo preludio della morte? È proprio così tutto relativo per cui risulta impossibile approdare ad una benché minima certezza, senza la quale la vita si annulla?

Ripudio la prospettiva di dare un assenso non positivo a simile domande.

Almeno la vita che abbiamo vissuto, breve o lunga che sia, è un fatto buono. L’esserci è una cosa buona, positiva. Non è il nulla.

Ritornando sui nostri passi, facendo memoria del nostro passato, forse potremo individuare momenti impregnati di gioia. Penso sia una esperienza universale che non discrimina nessuno. Forti di questa scoperta possiamo chiederci: quale la fonte di tale gioia? A che cosa era legata?

Forse capiremo che tale sorgente era strettamente unita a dei “vissuti” aventi nomi precisi: onestà, condivisione, impegno, verità, bellezza, donazione, amore, eccetera. Questi una volta si chiamavano valori.

Non molto tempo fa qualcuno si chiedeva come era possibile scoprire quali fossero le cose più importanti della vita. La risposta che costui si dava era così semplice da risultare quasi banale: quelle che durano di più. Le cose che durano di più, che sfidano il tempo, sono queste le più importanti! Con tale criterio di discernimento potremmo passare in rassegna il nostro passato per illuminare il presente e il futuro. E riscoprire così quei valori, fonte di autentica gioia, per i quali vale la pena vivere e morire.

Nella Parola di Dio, “lampada per i nostri passi e luce sul nostro cammino” (Salmo  119, versetto 105) per coloro che credono in essa, si legge: “Gesù Cristo è lo stesso ieri e oggi e per sempre! Non lasciatevi sviare da dottrine varie ed estranee, perché è bene che il cuore venga sostenuto dalla grazia e non da cibi che non hanno mai recato giovamento a coloro che ne fanno uso.” (Lettera agli Ebrei, capitolo 13, versetti 8 e 9).

È la luce vera insita nel Natale e che deve illuminare l’anno appena iniziato.

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