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Storia

LUIGI GUALDO POETA A VARESE

FERNANDO COVA - 21/11/2014

Villa Taccioli, ora Villa Mirabello, sede del civico museo archeologico

Villa Taccioli, ora Villa Mirabello, sede del civico museo archeologico

Raffaello Barbiera, nel mensile “La Lettura” del marzo 1922, con una certa ironia, lo descriveva così: “Luigi Gualdo, bel giovane. Questi era il più parigino della società milanese, ottimo amico, colto nella letteratura francese moderna. Andava a Parigi una volta all’anno; faceva quattro toilettes al giorno, scriveva un romanzo ogni quattro anni e lo componeva in francese per non commettere francesismi, diceva”.

Luigi Gualdo è un poeta e scrittore italiano e francese d’adozione; nacque a Milano il 9 febbraio 1844 da Alessandro, proprietario terriero bergamasco, e dalla nobile Bianca Taccioli. Nel 1848 la famiglia lasciò la Lombardia, trasferendosi prima in Svizzera e poi in Inghilterra; il rientro a Milano ebbe luogo nel 1853. Alternando viaggi europei a soggiorni lombardi, trascorse il resto dell’infanzia e dell’adolescenza tra il palazzo milanese di via Bagutta e la residenza della famiglia materna di villa Taccioli ora Mirabello a Varese. Proprio per questo ne parlo.

Luigi Gualdo vi si recava regolarmente, frequentandola in età adulta, soprattutto nel mese di ottobre; la casa nel frattempo era passata di proprietà allo zio Enrico Taccioli. Nel 1863 si iscrisse alla facoltà giuridica dell’Università di Pavia. Allo scoppio della guerra per la liberazione del Veneto (1866) tentò di arruolarsi con i volontari garibaldini, ma fu riformato a causa delle crisi epilettiche di cui soffriva.

A Varese il 23 ottobre 1863 scrisse questa poesia:

“Era Ottobre, ma l’aria sì mite / Che quasi un soffio pareva d’estate / E benché notte erano le piante avite/Illuminate. / Ché la luna fulgeva bella in cielo / E tutto sulla terra inargentava / E ogni fior in sul tremante stelo / Vivo sembrava. / Cheto giaceva il lago in lontananza / Tramezzo agli alti monti maestosi / E più vicini, color di speranza, / I prati erbosi. / Pur tradiva d’autunno il mesto aspetto / Quelle foglie ingiallite sulle piante / E sembrava avesti un pensier nel petto/ E il cor tremante./ E diffuso parea nel bel creato, / Della luna fra il pallido chiarore, / Ineffabil, possente, sussurato / Verbo d’amore! / Dava l’idea che fosse primavera / Già ritornata a fulgere in terra, Allor chè i suoi tesor natura intera / Belli disserra. / Varese, 23 ottobre 1863, 12 e mezzo di sera.

Durante i suoi frequenti soggiorni parigini, iniziati nell’ inverno del 1868-69, conobbe Cazalis e Mendès, J.M. de Heredia, Villiers de L’Isle-Adam, Coppée, del quale tradusse in versi il dramma “Deux douleurs”, Stéfan Mallarmé, Theophile Gautier, con cui strinse una feconda amicizia. Nel salotto di quest’ultimo conobbe: Gustave Flaubert, Leconte de Lisle, de Banville. Risale al 1871 il suo primo romanzo italiano, “Costanza Gerardi”.

Tra il 1873 e il ’74 entrò in relazione con Boito e con Giacosa, dai quali divenne pressoché inseparabile. Frequentò anche Verga, di cui favorì la pubblicazione in Francia de “I Malavoglia”.

La presenza parigina dello scrittore, ospite gradito dei martedì letterari di Mallarmé, s’intensificò dopo la pubblicazione a Parigi del suo primo romanzo, “Une ressemblance”, nel 1874; seguirono, “Un mariage excentrique”, nel 1877 e successivamente “La villa d’Ostellio”. Da sempre abituato a trascorrere lunghi periodi di vacanza sulla Riviera ligure o nel Sud della Francia, nel 1882, ’83 e ’84 decise di passare a Roma il periodo primaverile.

Qui fece amicizia con Matilde Serao e con D’Annunzio, che al dandy milanese dedicò un arguto ed efficace ritratto in forma di sonetto:

“Quando Luigi Gualdo / a cui su’l rilucente / petto mirabilmente / folgora uno smeraldo / le sue parole lente / ne la barba di skaldo (poeta) / lascia fluire, al caldo / odor del the virente, / affascinati stanno / a udirle i jockey rossi / dai lunghi volti equini / e di soave affanno / a quel dire commossi / tremano i tavolini”.

Nel 1892 usciva a Milano il romanzo più significativo dell’intera sua produzione “Decadenza”. Il 9 aprile 1893 morì a Milano la madre; pochi mesi dopo, durante l’estate, fu colpito da un primo grave attacco di epilessia che lo costrinse al forzato riposo nella “ triste villa di Varese”. Cagionevole di salute, nei primi giorni del 1894 fu afflitto da un’improvvisa paralisi alle gambe: la diagnosi fu mielite sifilitica che non lasciava speranze di guarigione.

Trascorse gli ultimi anni di vita a Parigi, dove era divenuto assiduo dei Goncourt, di Coppée e di Zola, circondato comunque dagli amici italiani a cui si era aggiunta l’attrice Eleonora Duse. Legato sentimentalmente ad Anna Stolpowskoy, la donna gli rimarrà vicina negli anni della malattia, fino alla morte. Morì a Parigi il 15 maggio 1898.

Nella Biblioteca Ambrosiana, la donazione del marchese don Mario Litta Modignani, comprende lettere dello scrittore e libri da lui posseduti.

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