Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Chiesa

“L’OGGI DI DIO”

EDOARDO ZIN - 22/01/2016

scolaAbbiamo accolto con simpatia l’appello del consiglio episcopale milanese rivolto ai laici cristiani “competenti, illuminati, capaci di unire preparazione e possibilità” a scendere in campo e a entrare in politica. L’appello del nostro arcivescovo e dei suoi vicari si collega a simili, numerosi inviti già rivolti in un passato non remoto dai vescovi italiani e dai pontefici.

L’appello ambrosiano è rivolto ai singoli fedeli, non alle associazioni o alle aggregazioni laicali, quasi a voler allontanare dalle intenzioni dei nostri pastori l’intromissione e indebite ingerenze negli affari politici. Sono ancora aperte nella nostra chiesa tante ferite inferte da coloro che si sono serviti della fede per creare opere non al servizio dell’uomo – e, quindi, verso ciò che più conta – ma per trarne profitti illeciti, provocando lacerazioni nell’unità del tessuto ecclesiale.

Occorre sempre incominciare daccapo, cercando di riannodare il filo che unisce fede e politica. Come assumerebbe l’esempio di un forte coraggio e di alta testimonianza se, nell’anno del Giubileo della misericordia, i cristiani, spesso in conflittualità tra di loro, riconoscessero reciprocamente le loro colpe, chiedessero perdono per le vicendevoli accuse e decidessero di impegnarsi, seppur in partiti e ambiti diversi, a partecipare tutti assieme per combattere il male, le ingiustizie sociali, le oppressioni!

Riconosciamo che oggi l’impegno in politica è particolarmente difficile non solo per il cristiano, ma per ogni uomo dalla retta coscienza. Un egoismo individualista e di gruppo rischia di cancellare il patto sociale che sta a fondamento della nostra democrazia, così come è sancito dalla nostra Costituzione. La fretta decisionista, che preferisce al confronto i sondaggi, riduce la politica, che è mediazione e ricerca del bene comune, a ostinatezza. La solidarietà, che si estingue sotto i fendenti di un liberalismo sfrenato, mira solo a un profitto utilitaristico.

I leader politici preferiscono gli studi televisivi alle aule: in entrambi i luoghi sono rari gli interventi che mirano alla spiegazione, alla riflessione, al convincimento, riducendo invece la politica a conflitto urlato, a invettive reciproche, a menzogne mai sbugiardate, a promesse non mantenute. Ci rammarichiamo, inoltre, di chi, nei tempi dell’unità politica dei cattolici invocava il pluralismo, oggi, mutati i tempi e in situazione di sostanziale omologazione, cerchi di soffocare le profetiche voci che parlano in campi diversi.

In questo scenario come può il singolo cristiano operare in politica “senza sentirsi censurato dalla comunità cristiana”? Il consiglio episcopale nota che i cristiani preferiscono “gesti spiccioli di generosità rispetto agli impegni politici” e chiedono a chi opera nelle amministrazioni e nelle varie componenti partitiche “un rigoroso senso di onestà, di avere massima cura della legalità e di resistere in ogni modo alla tentazione della corruzione”.

Da parte nostra aggiungeremo altre doti: la competenza che si acquisisce principalmente nella professione, lo spirito di servizio che si esperimenta nel volontariato, la passione per la giustizia che si dimostra nel denunciare apertamente ogni sopruso o, peggio ancora, ogni illecito, il rigore morale che proviene da una salda coscienza e soprattutto l’amore per il prossimo, essenziale per il vero politico cristiano, amore che si traduce concretamente nello “stare in mezzo alla gente” per coglierne necessità e aspettative.

Il singolo cristiano che opera in politica deve sentirsi sostenuto dalla comunità a cui appartiene, condividerne la vita in un rapporto di vicinanza, ma anche di distacco in maniera che egli possa testimoniare non il bene della comunità a cui appartiene, ma il bene comune.

Nella realtà attuale, i “gesti spiccioli” volutamente sostituiscono l’impegno più significativamente socio-politico perché sembra che nei partiti non ci sia spazio per gli ideali e per le idee proposte dall’insegnamento del Vangelo e della dottrina sociale della chiesa. Ci pare urgente che i nostri pastori compiano un passo più decisivo nell’impegnare i laici nella costruzione della città dell’uomo. Anzitutto, dando a loro più fiducia senza volersi sostituire a loro nelle competenze che sono proprie di chi vive nel tempo. Una delle difficoltà che incontra la nostra chiesa è la mancanza di un laicato che riflette sì sulla politica a partire dalla Parola di Dio, ma che non la applica e non la testimonia nelle scelte quotidiane.

A questo proposito, ci auguriamo che i parlamentari cristiani chiamati a votare il disegno di legge sulle unioni civili – e su cui ha bene scritto su queste pagine Piero Viotto – sappiano discernere tra ciò che appartiene alla loro coscienza e ciò che non può da essa essere accettato, senza alzare steccati, senza pretese, senza arroganza, ma nella mitezza, che non va confusa con la tiepidezza, nella liberta e nell’audacia evangelica. Uguale atteggiamento chiediamo a tutti gli organizzatori del “Family day”.

All’appello del nostro arcivescovo e dei suoi ausiliari vorremmo rispondere con le parole che Dag Hammarskioold – il segretario generale dell’Onu morto in un oscuro incidente aereo – ha lasciato scritto sul suo diario: “Non volgerti indietro. E non sognare il futuro: non ti ridarà il passato né appagherà altri sogni di felicità. Il tuo dovere e il tuo compenso – il tuo destino – sono qui e ora”. Non nostalgia, dunque, per i tempi passati, né illusioni, ma presenza concreta nell’oggi di Dio!

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login