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Cara Varese

SPIRITO D’OMISSIONE

PIERFAUSTO VEDANI - 27/10/2017

Monsignor Pezzoni

Monsignor Pezzoni

Amico da lungo tempo del concittadino monsignor Gilberto Donnini, ho avuto rapporti eccellenti anche con un altro prevosto, monsignor Riccardo Pezzoni, sacerdote che per lunghi anni si era dedicato agli ultimi degli ultimi e al quale i vertici curiali per ringraziarlo di tanti silenziosi e duri sacrifici pensarono di affidare la tranquilla guida di una delle più prestigiose sedi della diocesi ambrosiana, appunto San Vittore.

L’impatto con la città fu positivo, don Riccardo aveva una grande carica umana, sapeva aprire i cuori alla speranza attraverso il dialogo e un Vangelo di facile comprensione e lettura anche da parte di coloro che personalmente di norma non lo consideravano un riferimento.

Da ricordare, in occasione di una festa del primo maggio, un discorso di don Pezzoni iniziato con un singolare saluto ai presenti (“Autorità, fratelli, sorelle, compagni!”) e proseguito con considerazioni che oggi potremmo classificare di taglio sudamericano.

Semplice, alla mano, diretto, era una persona che “incontrava”, ma gli eventi avrebbero riservato al nuovo prevosto anche pesanti situazioni che lo fecero soffrire molto.

Lo incontrai un giorno poco dopo che un automobilista, incrociandolo prima di uscire in piazza Monte Grappa, si era fermato e abbassato il finestrino rabbiosamente l’aveva apostrofato: “Assassino!”.

Erano i giorni bui della tragedia di Lidia Macchi, in città la tensione era altissima e tutti avevano in tasca la soluzione del “giallo”. Poco è cambiato oggi.

Don Riccardo Varese l’ha capita e comunque bene interpretata; era anche un giornalista preparato, lo stimolava il confronto e fu anche per questo motivo che, essendo ospite del Rotary Club, egli rispose volentieri e molto bene alle numerose domande che gli vennero fatte.

Per pura curiosità e alla luce dei trascorsi varesini – zero scandali a luci rosse o finanziari, i tangentisti inquisiti tutti con le ragnatele sui loro conti correnti – domandai al prevosto quale fosse il peccato più frequentato dal popolo bosino. Risposta secca, sicura, data nel giro di un secondo: ”Il peccato di omissione”.

Una foto di gruppo, il nostro, perfetta anche nei minimi dettagli e che coinvolgeva tutti non solo in ordine al presente, ma anche dando un’occhiata al retrovisore

Varese una comunità con tante belle doti, ma con un difetto di base tremendo, la scelta cioè di omettere, di rifiutare impegni diretti, di non fare piani, di delegare ad altri scelte culturali e di operatività, di non considerare la comunità bene primario che come tale sempre va garantito.

Di omissioni di controlli, di stimoli, di correzioni, di richieste lecite, di prospettive positive per le nuove generazioni ce ne sono state molte nell’ambito pubblico mentre cura e impegno e eccellenti risultati li abbiamo avuti nell’ambito del lavoro, delle attività produttive e professionali.

Oggi addirittura la politica non si spreca nella difesa e nel miglioramento dei servizi ai cittadini. Spesso anzi non presenta e non discute i suoi programmi, come è accaduto in questi anni per la sanità, tradendo così la comunità.

Abbiamo troppi politici con il complesso del gregge: seguono pazienti, miti, silenziosi i pastori di altri pascoli.

La presenza delle liste civiche ci ha detto però che c’è voglia di cambiamento e che oggi Palazzo Estense ascolti di più i cittadini è un fatto.

Su questi accenni di risveglio bisogna puntare e occorre inoltre stimolare l’intera comunità alla riscossa e a chiedere alla politica di cambiare passo, di finirla con le omissioni, di cambiare metodo se non uomini. Si pensa all’abbattimento di due grandi e moderni edifici nell’ospedale per far posto a un miniblocchino che scimmiotti quello nuovo già superato, il tutto mentre il Centro Alzheimer rischia lo sfratto dal Molina. Ecco un concentrato di omissioni della politica, ecco dove il grande cuore professionale di Varese può ritornare in campo, come ai tempi in cui la politica poco si occupava della nostra salute.

Evviva il referendum per una regione più autonoma, ma la politica di Palazzo Lombardia

la smetta di omettere a danno di Varese mentre Salvini dice di voler portare libertà e civiltà al Sud.

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