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Opinioni

DESIDERI E SFIDE

ANNALISA MOTTA - 06/09/2018

Il video alla mostra sugli Exoplanets

Il video alla mostra sugli Exoplanets

“Le forze che muovono la storia sono quelle che rendono l’uomo felice” Meeting 2018

Chiusa da poco l’edizione 2018 del Meeting per l’Amicizia tra i popoli, ho pensato di non sbandierarvi cifre sui volontari, gli incontri, gli spettacoli, le mostre, gli ospiti, l’affluenza, il budget, la generosità incredibile che fiorisce attorno a questo evento. Anche se compare sempre meno sulle pagine dei nostri giornali.

Ma due cose ve le voglio raccontare, tra le migliaia che accadono ogni giorno in questa settimana di fine estate in Fiera a Rimini, tra le tante che sono accadute a me.

La prima. Area “Exoplanets, nuove terre inesplorate, l’antico mistero della vita”: parte il video introduttivo, e tu provi uno stupore ammirato e sgomento, davanti allo scorrere di immagini straordinarie e inquietanti – rigorosamente dal vero – del nostro universo, che stiamo esplorando pezzettino per pezzettino grazie e ai mega telescopi che ruotano attorno alla Terra e alle sonde lanciate nello spazio. È degli ultimi tre anni la scoperta che solo nella nostra galassia ci sono duecento miliardi di pianeti extra sistema solare, gli exoplanets, appunto. Scremando quelli troppo vicini alla propria stella, o troppo lontani, o troppo gassosi, o troppo piccoli, o troppo instabili, esiste un numero enorme di luoghi che potrebbero ospitare la vita, tutti, per ora, irraggiungibili… “Che potrebbero”: e se fosse?

“Quali strumenti abbiamo, e potremo avere in futuro, per cercare tracce di vita in quei pianeti lontani? Cosa fa sì che a un certo punto compaia la vita sulla nostre terra? A quali condizioni si possono realizzare altrove ambienti simili al nostro? E, infine, perché ci appassiona e ci inquieta il pensiero che altrove, in qualche luogo lontano, possa esserci vita?”. Insomma, da dove veniamo, cosa siamo, dove andiamo? E siamo unici nell’universo oppure no? Sono le domande che hanno mosso i curatori, tutti giovani astrofisici internazionali, tra cui il varesino dottor Nicola Sabatini, Direttore di Camplus College a Milano.

Qui davvero si comprende l’origine della parola “desiderio”, quella spinta possente che ciascuno ha nel cuore: de- sidera, ovvero mancanza, e quindi nostalgia delle stelle.

Seconda scoperta (e secondo grande incontro). Gli interventi sul cuore che consentono a tanti bimbi con cardiopatie congenite – tra i quali la mia splendida nipotina – di sopravvivere, portano un nome italiano, Rastelli. Che è il nome di un giovane pioniere della cardiochirurgia, scienziato e ricercatore, Gian Carlo Rastelli. Nato a Pescara, laureato a Parma, vincitore nel ’57 di una borsa di studio della NATO, emigrato negli States, muore di tumore a soli 36 anni nel 1970 dopo aver dedicato la sua breve e intensissima vita al lavoro e alla ricerca nella Mayo Clinic di Rochester, Minnesota. “La prima carità al malato è la scienza”: sua la frase lapidaria che dà il titolo alla mostra, dove troviamo la storia di questo bell’uomo (ricordate il primo Rock Hudson?) sportivo, innamorato della moglie e della figlioletta, del suo lavoro, dei suoi pazienti, della vita insomma. Che fece le scoperte più importanti della sua carriera negli anni della malattia, nonostante le cure pesantissime e il dolore fisico. Che faceva della carità e della dedizione ai più piccoli – i malati poveri – il suo segreto quotidiano (“Sapere senza sapere amare è nulla” scriveva). Il cui ricordo ha improntato e impronta tutti i colleghi che l’hanno conosciuto di persona, o attraverso i suoi testi, le sue conferenze, le sue lettere e le sue scoperte. Per il quale si è aperto il processo di beatificazione.

Che desiderio (appunto) di poter rispondere alle sfide della vita con la sua stessa determinazione e la sua stessa fede, che gli faceva ripetere di fronte a ogni nuova difficoltà: “Mi interessa, mi preme, tocca a me!”.

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