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Chiesa

BASTERÀ?

SERGIO REDAELLI - 03/06/2022

ceiIl neopresidente della Cei Matteo Zuppi non ha usato giri di parole. A proposito dell’indagine sulla pedofilia e sugli abusi commessi dai preti italiani sui minori ha detto che la Chiesa deve serietà alle vittime e che essa vuole prendersi le proprie responsabilità. Ma come lo farà? Con un’indagine indipendente esterna come in Francia e in Germania che possa accedere agli archivi ecclesiastici? Che risarcisca le vittime, che abolisca i termini di prescrizione, che preveda efficaci forme di prevenzione? I dati raccolti da Rete L’Abuso dicono di 164 sacerdoti indagati, 162 condannati in via definitiva, 30 vescovi “insabbiatori”, 161 segnalazioni da inizio anno, 471 crimini impuniti.

Il cardinale ha promesso un report annuale pubblico sulle denunce raccolte dai centri di ascolto diocesani. Il primo sarà presentato entro il 18 novembre e si levano le prime critiche. I laici che raccolgono i dati per i centri di ascolto sono scelti dalle gerarchie ecclesiastiche dunque in qualche modo influenzabili, mentre la maggior parte delle denunce viene sporta al vicariato o alla giustizia civile. Si terrà conto anche di queste? Altra obiezione: l’arco temporale preso in esame va dal 2000, anno di apertura dei centri, al 2021. E tutti i casi precedenti? I responsabili la faranno franca? Zuppi risponde che non si vuole minimizzare ma neppure amplificare il problema.

“Abbiamo scelto una strada italiana – spiega il cardinale – Non affidata, ma in collaborazione con istituti di ricerca indipendenti di alto profilo scientifico e morale e con le istituzioni pubbliche italiane”. Obbligo di denuncia per i vescovi, ma niente proiezioni statistiche su segnalazioni online (che in Francia danno la cifre-monstre di 216 mila abusi del clero dal 1950 ad oggi). Il presidente uscente della Cei Bassetti concorda: “La giustizia non è giustizialismo e non si renderebbe un buon servizio alla comunità ferita e alla Chiesa operando in maniera sbrigativa, tanto per dare dei numeri. C’è di mezzo la fiducia delle famiglie e l’integrità dei ragazzi”.

Si va verso un caso Spotlight italiano, per citare il titolo del film sugli scandali sessuali del clero americano? In febbraio si è costituito il coordinamento delle associazioni contro gli abusi ecclesiastici. #ItalyChurchToo riunisce le varie sigle che si occupano del problema: l’Osservatorio interreligioso sulle violenze contro le donne, Donne per la Chiesa, Noi siamo Chiesa, Rete L’Abuso, Comitato vittime e famiglie, Voices of Faith, Comité de la Jupe e le riviste Adista e Left. È evidente che far emergere i casi riaccende interrogativi sulla formazione, il celibato e la sessualità dei preti.

Il papa emerito Benedetto XVI, accusato di non aver vigilato quando era vescovo di Monaco, ammette le colpe della Chiesa e chiede perdono. Ma è sufficiente che le figure istituzionali si umilino a nome degli abusatori, senza che coloro che sono personalmente coinvolti ci “mettano la faccia”? Papa Francesco, regista del nuovo corso e “grande elettore” di Zuppi, come sempre parla coi fatti. Con il motu proprio Fidem Servare, ha rafforzato in febbraio l’azione di contrasto modificando la struttura interna dell’ex Sant’Uffizio guidato per quasi 25 anni da Ratzinger. La nuova sezione disciplinare individuerà e punirà in tempi rapidi i colpevoli.

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