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Lettera da Roma

GIOCO DELL’OCA TRA I RIFIUTI

PAOLO CREMONESI - 16/11/2012

La discarica di Malagrotta

Prima la “sentenza” del Governo Monti: “Comune, Provincia e Regione non hanno fatto nulla di quanto erano in grado di fare”. Poi quella della delegazione del Parlamento Europeo guidata alla olandese Judith Merkies: “Solo in Romania e in Bulgaria ci sono situazioni simili”.

In poco meno di una settimana la annosa questione della discarica di Roma e della gestione dei rifiuti nella capitale ha incassato due sonori ceffoni mediatici.

Sindaco, governatore dimissionario, presidente della Provincia (ora candidato alla guida della Regione) avranno sicuramente argomenti convincenti a loro discolpa, ma la gestione dei rifiuti della capitale è il tipico esempio di come una certa politica locale non sia attrezzata per risolvere i problemi e più si scende di livello, più il groviglio delle competenze e dei ruoli esalta l’incapacità delle amministrazioni.

La discarica di Malagrotta, la più grande d’Europa, di proprietà di un privato, l’ottantaseienne Manlio Cerroni, alla fine dell’anno sarà esaurita. Scade, infatti, l’ennesima proroga anche se già si ipotizza una ‘coda’ della stessa al 30 aprile.

Si sa da alcuni anni. E da alcuni anni si assiste a un carosello di progetti, studi, commissioni, per individuare una nuova area idonea. Allo stato attuale ne sono state trovate sette: Pian dell’Olmo, Corcolle, Monti dell’Ortaccio solo per citarne alcune. Da mesi sono oggetto di un irresponsabile ping pong dove Comune, Provincia, Regione si scaricano a vicenda le competenze, presentando studi contrapposti e scambiandosi accuse. In questo sono aiutati dalle periodiche manifestazioni degli abitanti del luogo indicato volta per volta, secondo i dettami dell’ormai diffuso movimento “nimby” (“Not In My back Yard” che tradotto in idioma locale suona: “La mia monnezza se la tengano gli artrii”).

Per anni la classe dirigente romana e laziale ha fatto semplicemente finta che il problema dei rifiuti non esistesse, ciascuno forse pensando che ad affrontare la rogna sarebbe toccato al suo successore. Hanno ragionato così le quattro amministrazioni di sinistra che hanno preceduto in Campidoglio quella di Alemanno. E li hanno imitati anche le giunte di sinistra, poi di destra e ancora di sinistra che si sono alternate alla Regione e alla Provincia.

Chi paga? Indovinate un po’. Come ricorda Walter Canapini, ex Presidente di Greenpeace: “L’assenza di un piano efficace di raccolta differenziata in dieci anni (dal 2000 al 2010) ha fatto perdere alla Capitale in termini di benefici almeno 850 miliardi di euro. Questo a causa delle cinque tonnellate di rifiuti mandati in discarica invece che alla raccolta e al riciclo che avrebbero invece generato un indotto di circa 420 milioni di euro, permettendo bollette più leggere”.

A fine agosto a Roma il tasso della differenziata era calcolato al 24 per cento a fronte del 65 per cento indicato dall’Unione Europea come obiettivo primario. Mete piuttosto divergenti ma intanto le dichiarazioni degli amministratori, le proteste dei cittadini, i dibattiti si susseguono. Nemmeno lo spettro di una Napoli dello scorso anno sembra interrompere il gioco dell’oca che gli enti locali hanno ingaggiato. Tra tre mesi si dovrebbe andare a votare per il rinnovo della Regione. Il prossimo anno per il Campidoglio: vento elettorale che si mischia al tanfo dei rifiuti che incombe sulla capitale. Chi vincerà?

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